ROMA (Italia) – Venerdì alla fine Imane Khelif ha raggiunto la sua apoteosi, l’Olimpo, conquistando la medaglia d’oro olimpico nella categoria -66kg, annichilendo la sua rivale cinese e facendo esplodere la gioia francese all’interno del Philippe Chatrier di Parigi. L’atleta algerina ha vinto ai punti dominando il match contro la Yang Liu, lasciandosi alle spalle le polemiche sulla sua identità sessuale e sulla conseguente ammissibilità o meno a compere tra le donne alle Olimpiadi. “Sono una donna come tutte le altre, sono nata donna, ho vissuto come una donna, ho gareggiato come donna, non c’è dubbio”, ha detto la stessa Imane dopo la sua vittoria. Nonostante tutto, di dubbi al riguardo ne aveva anche la Federazione Pugilistica Italiana: l’IBA ha pubblicato un’email ricevuta il giorno prima del match contro l’azzurra Carini, il cui la federboxe italiana che le fosse fatto visionare il test di genere sulla base del quale l’algerina – e la taiwanese Lin Yu-ting – era stata squalificata per il Mondiale dilettanti 2023.
L’International Boxing Association, cui il CIO ha tolto il riconoscimento come federazione affiliata, da quando è esploso il caso della Khelif e della Lin, ha iniziato a insistere sul fatto che le due pugili “erano uomini” basandosi sul test fatto lo scorso anno, che aveva indotto l’ente a mandarle a casa durante i Mondiali dilettanti in corso in India. Un test mai reso pubblico e che il CIO ha definito “illegittimo e così imperfetto e approssimativo da renderne impossibile l’utilizzo”. Un test che la Federboxe italiana voleva visionare prima dell’1 agosto, giorno del match tra la Khelif e l’azzurra Carini, così come dimostra una mail spedita all’IBA il 31 luglio.
"Caro staff, come sapete la nostra atleta Angela Carini (kg 66) combatterà contro la pugile algerina Imane Khelif. Vorremmo conoscere il ‘test' sulla base del quale la pugile algerina è stata squalificata dalla finale dei Mondiali femminili dell'IBA in Nuova Delhi dopo non aver superato le regole sull'eleggibilità. Grazie per il supporto e la collaborazione", questo è il test della mail pubblicato e reso noto.
L’IBA ha deciso di renderla pubblica, in risposta alle “menzogne” del presidente del CONI, Malagò, che aveva parlato di “pressioni” su Angela Carini prima del combattimento contro la Khelif. Stando all’IBA, però, le pressioni non sarebbero state perpetrate dal loro ente, ma al contrario: quelle pressioni sarebbero arrivate dalla Federboxe italiana per avvedere alle informazioni segrete e sensibili sulla Khelif. “L’IBA ribadisce che l’organizzazione non aveva alcuna intenzione di sollevare un argomento che per noi era stato decisivo un anno fa e che si era concluso con la squalifica di entrambe le pugili da tutti gli eventi IBA. Il CIO è stato informato per iscritto dello sviluppo, ma ha scelto di ignorare la questione: l’IBA era preoccupata seriamente per la sicurezza e il benessere dei nostri pugili. È interessante notare che il membro del CIO e presidente del CONI, il signor Giovanni Malagò, si è permesso di mentire pubblicamente sui media accusando l'IBA di esercitare pressioni sulla loro atleta. In realtà, la pressione è ricaduta sull'IBA quando la parte italiana ha dato il via alla campagna contro la loro avversaria. L'email che ha dato il via al terremoto è stata inviata dalla Federazione Pugilistica Italiana (FPI) il 31 luglio 2024 e richiedeva le informazioni sul test a cui la Khelif si era sottoposta prima della sua squalifica dagli IBA World Boxing Championships nel marzo 2023. La lettera è stata inviata il giorno prima che la loro pugile in gara nei 66 kg, Angela Carini, salisse sul ring contro la Khelif e abbandonasse l'incontro 46 secondi dopo l'inizio”, si legge nel testo.