Sport, 22 settembre 2024

“Ho realizzato il mio sogno. La paura adesso è alle spalle”

La ticinese Claire Ghiringhelli ci racconta la sua grande avventura alle Paralimpiadi

LUGANO - Una vita stravolta dalla malattia. Quasi senza speranza. Una vita che improvvisamente cambia percorso e si trasforma: dall’oggi al domani crolla un mondo e se ne apre un altro, ricco di incognite, di dubbi e di domande, un mondo che costringe chi lo deve affrontare a tante rinunce. Claire Ghiringhellitutto ciò lo ha provato 7 anni fa quando le fu diagnosticato un tumore al midollo spinale e in seguito, dopo un intervento chirurgico, diventò paraplegica. Ma lei, donna di origini locarnesi e parigina nell’anima, non si è mai data per vinta: ha riordinato le poche forze fisiche e mentali che le erano rimaste e si è messa in testa un progetto: “La vita mi ha riservato questa brutta sorpresa ma io non mollo. Mi batterò per ritrovare pace e serenità e vivere il meglio possibile”. Dopo anni di lotta, di sforzi e tanti sacrifici, alla fine Claire è uscita dal tunnel e recentemente ha coronato il suo sogno: partecipare alle Paralimpiadi di Parigi. Una bella avventura, che abbiamo commentato con la diretta interessata. “ Sono contenta, anche se mi sono mancati solo sei secondi per entrare nella finalissima di categoria. Peccato. Inizialmente ero delusa poi però, a freddo, ho capito di aver fatto un bel risultato visto che tutte le avversarie avevano molta più esperienza della sottoscritta”, ci ha detto nei giorni scorsi al telefono. 


Claire: partiamo dall’evento francese. È stato un grande successo. 
Direi proprio di sì. Gli organizzatori hanno fatto le cose per bene e la gente si è divertita dal primo all’ultimo giorno delle competizioni. Ormai le Paralimpiadi si sono ritagliate uno spazio importante e ciò grazie anche all’interessamento mediatico. Un tempo la stampa non dava molto rilievo a questi eventi, adesso c’è stato uno spiegamento di forze impressionante. Per noi è uno stimolo a fare meglio. 


Tantissimo pubblico e tanto entusiasmo. Ormai fra Olimpiadi e Paralimpiadi le distanze si sono accorciate in termini di popolarità. 
Non le posso dire se le distanze si siano accorciate. Sono due cose distinte. A livello di popolarità, comunque, le Paralimpiadi negli ultimi decenni sono cresciute tantissimo. E se all’inizio la gente guardava le gare per sostenere moralmente delle persone sfortunate in lotta per un titolo o una medaglia, adesso osserva la competizione per vedere la prestazione e l’impegno. 


Com’è stata la sua prima Paralimpiade? 
Diciamo che non ho potuto frequentare molto il villaggio degli atleti, siccome le gare di canottaggio si disputavano ad una cinquantina di chilometri dalla capitale transalpina. E allora ho affittato un appartamentino vicino al luogo delle prove, per risparmiare lunghe e faticose trasferte quotidiane. È andata bene. 


È stata la prima atleta ticinese del conottaggio a partecipare ad una rassegna così importante. 
E ciò mi rende molto orgogliosa. Rappresentare il mio paese, ancora di più. E aggiungo: si è respirato un clima di grande aggregazione e amicizia. Come deve essere lo sport in generale. 


Il risultato, come detto prima, ha suscitato in lei due reazioni.
Dapprima grande delusione, perché volevo disputare la finale. Per 6 secondi non ho raggiunto il traguardo che mi ero prefissata. Poi però, dopo aver conquistato il diploma olimpico, cosa non scontata, la delusione si è trasformata in soddisfazione. Avevo di fronte atlete che avevano molta più esperienza di me. 


Quali sono ora i suoi obiettivi?
Adesso dovremo parlare con i responsabili svizzeri del nostro sport e capire quali potranno essere i futuri scenari. Innnazitutto dovremo trovare dei nuovi sponsor e dei nuovi sostenitori. E poi, in base a ciò, tracceremo i programmi. Spero comunque di andare ai Mondiali del prossimo anno a Shanghai, in Cina. Le Paralimpiadi del 2028 a Los Angeles? Mi sembrano troppo in là. Allora avrò 50 anni... (ride, ndr):


Possiamo dire, infine, che il canottaggio le ha permesso di ritrovare il sorriso? 
Assolutamente sì. Ho iniziato praticamente da zero la mia vita e le posso assicurare che è stata molto dura. Adagio adagio, però, attraverso il sostegno dei miei cari e la pratica di questo sport ho trovato le motivazioni e le sensazioni giuste per lanciarmi nella sfida forse più importante della mia esistenza. Ritrovare il sorriso e la voglia di vivere. Le Paralimpiadi parigine sono un ulteriore passo avanti.

M.A.

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