Claire: partiamo dall’evento francese. È stato un grande successo.
Direi proprio di sì. Gli organizzatori hanno fatto le cose per bene e la gente si è divertita dal primo all’ultimo giorno delle competizioni. Ormai le Paralimpiadi si sono ritagliate uno spazio importante e ciò grazie anche all’interessamento mediatico. Un tempo la stampa non dava molto rilievo a questi eventi, adesso c’è stato uno spiegamento di forze impressionante. Per noi è uno stimolo a fare meglio.
Tantissimo pubblico e tanto entusiasmo. Ormai fra Olimpiadi e Paralimpiadi le distanze si sono accorciate in termini di popolarità.
Non le posso dire se le distanze si siano accorciate. Sono due cose distinte. A livello di popolarità, comunque, le Paralimpiadi negli ultimi decenni sono cresciute tantissimo. E se all’inizio la gente guardava le gare per sostenere moralmente delle persone sfortunate in lotta per un titolo o una medaglia, adesso osserva la competizione per vedere la prestazione e l’impegno.
Com’è stata la sua prima Paralimpiade?
Diciamo che non ho potuto frequentare molto il villaggio degli atleti, siccome le gare di canottaggio si disputavano ad una cinquantina di chilometri dalla capitale transalpina. E allora ho affittato un appartamentino vicino al luogo delle prove, per risparmiare lunghe e faticose trasferte quotidiane. È andata bene.
È stata la prima atleta ticinese del conottaggio a partecipare ad una rassegna così importante.
E ciò mi rende molto orgogliosa. Rappresentare il mio paese, ancora di più. E aggiungo: si è respirato un clima di grande aggregazione e amicizia. Come deve essere lo sport in generale.
Il risultato, come detto prima, ha suscitato in lei due reazioni.
Dapprima grande delusione, perché volevo disputare la finale. Per 6 secondi non ho raggiunto il traguardo che mi ero prefissata. Poi però, dopo aver conquistato il diploma olimpico, cosa non scontata, la delusione si è trasformata in soddisfazione. Avevo di fronte atlete che avevano molta più esperienza di me.
Quali sono ora i suoi obiettivi?
Adesso dovremo parlare con i responsabili svizzeri del nostro sport e capire quali potranno essere i futuri scenari. Innnazitutto dovremo trovare dei nuovi sponsor e dei nuovi sostenitori. E poi, in base a ciò, tracceremo i programmi. Spero comunque di andare ai Mondiali del prossimo anno a Shanghai, in Cina. Le Paralimpiadi del 2028 a Los Angeles? Mi sembrano troppo in là. Allora avrò 50 anni... (ride, ndr):
Possiamo dire, infine, che il canottaggio le ha permesso di ritrovare il sorriso?
Assolutamente sì. Ho iniziato praticamente da zero la mia vita e le posso assicurare che è stata molto dura. Adagio adagio, però, attraverso il sostegno dei miei cari e la pratica di questo sport ho trovato le motivazioni e le sensazioni giuste per lanciarmi nella sfida forse più importante della mia esistenza. Ritrovare il sorriso e la voglia di vivere. Le Paralimpiadi parigine sono un ulteriore passo avanti.
M.A.
Possiamo dire, infine, che il canottaggio le ha permesso di ritrovare il sorriso?
Assolutamente sì. Ho iniziato praticamente da zero la mia vita e le posso assicurare che è stata molto dura. Adagio adagio, però, attraverso il sostegno dei miei cari e la pratica di questo sport ho trovato le motivazioni e le sensazioni giuste per lanciarmi nella sfida forse più importante della mia esistenza. Ritrovare il sorriso e la voglia di vivere. Le Paralimpiadi parigine sono un ulteriore passo avanti.
M.A.