“Il Belgio ha trovato il mio erede”. Non poteva certo immaginare, il grande Eddy, che dietro quel volto da James Dean (l’attore hollywoodiano), dietro quella faccia da corridore spavaldo, si nascondesse un uomo emotivamente fragile e insicuro. Per Frank arrivarono comunque le prime vittorie, una delle quali (la Liegi del 1999) addirittura trionfale. Ma anche lui, come molti altri, era caduto nella tentazione delle sostanze proibite, e presto la sua vita si trasformò in un inferno. Iniziò la decadenza sportiva e poi arrivò il crollo psico-fisico provocato dagli abusi di droghe. E il 12 ottobre 2009, 15 anni fa, pochi giorni dopo i Mondiali di Mendrisio, il vallone venne trovato senza vita in una stamberga adibita ad hotel di Saly, in Senegal. Suicidio o malore? Ma cosa ci era andato a fare in Africa? Le inchieste non lo rivelarono mai.
Dal cross country alle due ruote
Frank Vandenbroucke nasce il 8 novembre 1974 a Mouscron, una cittadina belga che dista un centinaio di chilometri da Roubaix, sede d’arrivo della mitica classica denominata Inferno del Nord. La storia dei pavè e dei grandi campioni del passato non sembrano appassionare il giovane Vandenbroucke che prima di diventare ciclista si dedica all’atletica leggera, disciplina in cui si specializza nel cross country. Ma presto passa al ciclismo e nel 1991 vince il titolo nazionale della categoria debuttanti. L’anno dopo è terzo ai Mondiali juniores di Atene. Si vede che ha classe: predilige le gare di un giorno, in cui sembra non avere rivali. Tant’è che a soli 19 anni, spinto dallo zio Jean Luc Vandenbroucke, ex corridore, diventa professionista. E nel 1993 vince il Giro del Mediterraneo. Nel 1995 passa poi alla Mapei e vince la Parigi-Bruxelles allo sprint. Fra il 1997 e il 1998 porta a casa 19 vittorie, fra le quali la Parigi-Nizza e la Gand-Wevelgem. Vandenbroucke è sulla cresta dell’onda. Non sa ancora che la vita gli riserverà brutte sorprese.
Sostanze dopanti
Frank fa uso costante di sostanze proibite, come tanti altri big di allora e quando trova il tempo organizza feste e festini con amici e colleghi. Alcool, donne molto disponibili e pure cocaina. Nel 1999 compie tuttavia il suo capolavoro, vincendo da dominatore la Liegi-Bastogne-Liegi, la classica monumento più vecchia. I belgi vanno in delirio, fiamminghi e valloni (come Vandenbroucke) per un giorno uniscono le loro forze per sostenere quel ragazzo nato a Mouscron, città confinante con la Francia. Poi scoppia il caso Sainz-Lavelot e Frank viene sospeso dalla sua squadra, la Cofidis. Torna comunque in gruppo sul finire della stagione, vincendo due tappe della Vuelta. Ai Mondiali di Verona chiude al settimo posto, malgrado corresse con un polso rotto. Poi arriva il crollo psico-fisico. Nel 2000 una caduta alla Parigi-Nizza lo mette kappaò e lui finisce in crisi depressiva. In agosto viene così ricoverato in una clinica neuropsichiatrica di Roulers, in Belgio. Vandenbroucke pesa 55 kg! In mezzo anche un tentativo di suicidio.
Avvolto fra le tenebre
La sua vita è ormai al capolinea vita. Nel 2001 lascia Clotilde, la donna che gli aveva dato un figlio nel mese di febbraio e si fidanza con Sara, una ragazza italiana che aveva conosciuto durante una corsa nella Vicina repubblica. Cambia squadra: passa dalla Cofidis alla Lampre, ma non corre quasi mai. È un continuo dentro e fuori dalle cliniche. Poi nel 2002 le autorità belga perquisiscono la sua casa di Mouscron e sequestrano sostanze proibite (Epo e morfina). È la morte sportiva. Del talentuoso Frank, del vincitore della Liegi-Bastogne-Liegi, non rimane più nulla.
La sua corsa verso l’autodistruzione è inarrestabile. Il 12 ottobre 2009, Vandenbroucke arriva in Senegal insieme ad un amico italiano. Si presenta in un albergo di Saly accompagnato anche da una donna africana, probabilmente una prostituta. Passa la notte con lei ma poi qualche ora dopo viene ritrovato cadavere. Sembra che ore prima avesse consumato droghe e alcool. La TV di stato belga afferma che è deceduto in seguito ad un infarto. Tuttavia, sempre più insistente, si fa largo l’ipotesi del suicidio. Ipotesi che suo zio Jean Luc aveva ventilato: “Sapevo che prima o poi sarebbe successo”. Cala il sipario sulla vita del campione belga, che qualche settimana prima era presente ai Mondiali di Mendrisio come opinionista.
JACK PRAN