Eberle non dimentica il periodo del Grande Lugano di John Slettvoll, in cui fu uno dei protagonisti più acclamati.
“Un epoca felice, una parte importante della mia vita” chiosa l’ ex bomber HCL, che oggi ha però perso di vista quello che un tempo fu il suo mondo.“Vedo ogni tanto Andy Ton e quando scendo in città a Lugano vado a bere il caffè nel bar di Bruno Rogger. Alle partite invece vado pochissimo, anche perché la mia attività ad Ambrì non me lo permette. Spesso e volentieri la Under 15 biancoblù gioca negli orari di National League” .
Una buona accoglienza
Per chi si fosse perso le puntate precedenti (si fa per dire…) Eberle lavora nel settore giovanile leventinese. Per la precisione dal 2020. “Dopo 8 anni trascorsi nella federazione svizzera, volevo tornarmene in Ticino. Così è arrivata questa opportunità, grazie a Manuele Celio, che conoscevo già dai tempi della Nazionale. Debbo dire che dopo 4 anni, e malgrado le premesse non fossero troppo incoraggianti per via dei miei precedenti come giocatore del Lugano, il mio bilancio in Valle è positivo. Ho trovato una buona accoglienza e posso dire che con lo staff tecnico si lavora benissimo”.
Come noto, in passato Jörg ha militato nel Davos, nel Lugano appunto, nel Kloten e nello Zugo, collezionando ben 7 titoli nazionali, 4 dei quali con i bianconeri, con cui ha giocato per ben 11 stagioni (fra gioie e dolori). Ha poi cominciato a lavorarecome dirigente: prima come direttore sportivo del Davos e poi del Lugano del quale è stato in seguito (per 7 anni) responsabile del settore giovanile. Poi il passaggio in Federazione come responsabile dell’Under 14 e della Under 15 e supervisore. E quando gli diciamo che è stato l’ ultimo DS a vincere un titolo alla Resega (2005/20026, memorabile!) si schermisce. “Ma sul ghiaccio ci andavano i giocatori e poi dimentichiamoci delle statistiche, che lasciano il tempo che trovano”.
Una buona accoglienza
Per chi si fosse perso le puntate precedenti (si fa per dire…) Eberle lavora nel settore giovanile leventinese. Per la precisione dal 2020. “Dopo 8 anni trascorsi nella federazione svizzera, volevo tornarmene in Ticino. Così è arrivata questa opportunità, grazie a Manuele Celio, che conoscevo già dai tempi della Nazionale. Debbo dire che dopo 4 anni, e malgrado le premesse non fossero troppo incoraggianti per via dei miei precedenti come giocatore del Lugano, il mio bilancio in Valle è positivo. Ho trovato una buona accoglienza e posso dire che con lo staff tecnico si lavora benissimo”.
Come noto, in passato Jörg ha militato nel Davos, nel Lugano appunto, nel Kloten e nello Zugo, collezionando ben 7 titoli nazionali, 4 dei quali con i bianconeri, con cui ha giocato per ben 11 stagioni (fra gioie e dolori). Ha poi cominciato a lavorarecome dirigente: prima come direttore sportivo del Davos e poi del Lugano del quale è stato in seguito (per 7 anni) responsabile del settore giovanile. Poi il passaggio in Federazione come responsabile dell’Under 14 e della Under 15 e supervisore. E quando gli diciamo che è stato l’ ultimo DS a vincere un titolo alla Resega (2005/20026, memorabile!) si schermisce. “Ma sul ghiaccio ci andavano i giocatori e poi dimentichiamoci delle statistiche, che lasciano il tempo che trovano”.
Tornando in argomento: ad Ambrì, Eberle sta vivendo una sorta di seconda giovinezza sportiva: “Andare in pista è sempre bello ed avvincente. E poi lavorare con i giovani è una delle esperienze più arricchenti. Sono contento di aver afferrato al volo questa possibilità. E poi con Manuele e Daniele Celio siamo in perfetta sintonia”.
Insieme ai due Celio (Manuele è il direttore del settore giovanile) Eberle si occupa della formazione.
“È un impegno estremamente affascinante ma ci vuole grande dedizione e passione. La stessa che ci mettiamo io e miei colleghi. Ogni giorno sono a Biasca per la Under 15, categoria della quale sono il responsabile”.
Un nuovo mondo
In una nostra precedente intervista Jörg Eberle si disse pronto ad entrare nel mondo leventinese. “Era molto stimolato quando iniziai questa avventura; sapevo che avrei incontrato passione ed entusiasmo. La realtà biancoblù la conoscevo già, sapevo come lavoravano i dirigenti e gli allenatori del settore giovanile. Quindi non si trattava di un contesto a me completamente sconosciuto”.
Eppure la sua scelta di andare ad Ambrì, rivale storico del Lugano, inizialmente venne presa malissimo soprattutto da alcune frange di tifosi HCL. “Lo potevo capire, anche se poi la cosa si è sgonfiata subito. La rivalità va bene quando ci sono in ballo le prime squadre, in questo caso tuttavia parliamo di un progetto di un settore giovanile importante e il campanilismo non centra assolutamente nulla. Che conta veramente è la formazione e la crescita dei ragazzi, per assicurare un solido futuro al club. Questo concetto mi è stato chiaro sin dai tempi in cui lavoravano in Federazione...”.
M.A.