Mercoledì i deputati francesi hanno votato una mozione di sfiducia che costringe alle dimissioni il governo in carica da appena tre mesi. Si tratta della prima volta che un governo viene sfiduciato in Francia dal 1962, il che aggrava l’incertezza politica ed economica in un paese cardine dell’Unione Europea.
Dopo tre ore e mezza di accesi dibattiti in un'aula gremita, 331 deputati hanno finalmente deciso di far cadere l'Esecutivo, mentre erano necessari 288 voti.
"A causa della mozione di sfiducia, (...) il Primo Ministro deve presentare al Presidente della Repubblica le dimissioni del governo", ha dichiarato la presidente dell'Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet. Appena tornato da una visita di Stato in Arabia Saudita, Macron dovrà ora nominare un nuovo Primo Ministro ai sensi della Costituzione.
Per ottenere la sfiducia, i parlamentari di sinistra e il partito Raggruppamento Nazionale, così come i suoi alleati, hanno votato insieme per censurare il governo sulle questioni di bilancio, mentre la Francia è fortemente indebitata.
I leader di questa alleanza di circostanza hanno chiaramente lasciato intendere che, al di là del governo di centro-destra di Michel Barnier, il loro obiettivo era Emmanuel Macron, anche se il destino del presidente francese, il cui mandato durerà fino al 2027, non è giuridicamente legato a quello dell'Esecutivo.
La France insoumise (sinistra radicale), per voce della presidente del gruppo in Assemblea, Mathilde Panot, ha immediatamente chiesto “a Emmanuel Macron di andarsene”, reclamando “elezioni presidenziali anticipate”. La leader del RN Marine Le Pen ritiene che Macron debba “chiedersi da solo se può restare (presidente della Repubblica) oppure no”.