In Ticino la percentuale di beneficiari dello statuto S che lavorano è nettamente inferiore rispetto alla media svizzera. Un fatto che, secondo la Lega dei Ticinesi, è da attribuire al Dipartimento della Socialità (DSS) e a quello delle Finanze (DFE), che non starebbero facendo abbastanza sforzi per favorire l'impiego nel mondo lavorativo delle persone presenti in Svizzera con statuto S. In Ticino, infatti, solo il 14.6% di chi gode di questo stato di protezione particolare lavora, contro il 29.2% a livello nazionale.
"Queste persone lavorano meno di quanto accade altrove nonostante si possa ipotizzare che le competenze personali", scrive il movimento di via Monte Boglia in un comunicato stampa. Alla possibile obiezione che in Ticino la disoccupazione è più alta che altrove, la Lega sostiene che "queste argomentazioni non devono distogliere l'attenzione delle autorità e degli uffici preposti dall’impegnarsi per il raggiungimento dell’obiettivo. Ad oggi così non è stato e ne paghiamo le conseguenze!".
Per i leghisti DSS e DFE "non sembrano aver preso troppo a cuore la problematica (e gli obiettivi posti), non evidenziando mai un deciso cambio di marcia a livello operativo. L’integrazione delle persone tanto cara al DSS sembra insomma esserlo soltanto a parole, non notando da parte dei suoi uffici una propensione verso un concreto inserimento professionale. Lo stesso dicasi per il DFE che con la sua rete di uffici di collocamento non sta di certo brillando per prestazioni finalizzate e misure di supporto a favore di queste persone".
Quella che per la Lega è una eccessiva passività non aiuta e non incentiva la ricerca di un posto di lavoro da parte di chi gode di uno Statuto S, creando così "una situazione intollerabile per la maggior parte dei ticinesi sempre più infastiditi dall’incontrare in giro queste persone nullafacenti e nello stesso tempo vedere sulle strade ticinesi auto di lusso con targhe ucraine".