Un caso di stupro commesso nel canton Vaud nel 2022 ha portato alla condanna del principale imputato a 20 anni di carcere. La violenza è stata tale che la stessa vittima non conosce i dettagli di ciò che ha subito durante l'atto. Per preservare la sua sanità mentale, non è stata nemmeno informata del processo.
Non solo dovrà passare 20 anni in carcere, ma l'autore delle violenze è considerato ad alto rischio di recidiva e le prospettive di progresso terapeutico così compromesse che il tribunale ha anche ordinato l'internamento del condannato.
Non era mai stata in dubbio la sua colpevolezza: era stata filmata l'intera scena e lui non aveva mai negato i fatti. L'imputato si è spiegato in udienza dicendo di non essere “semplicemente” più se stesso durante i fatti, avendo anche fatto uso di sostanze stupefacenti per un periodo prolungato prima del giorno del delitto. “Vedendo le immagini, la corte si è convinta che egli fosse perfettamente lucido durante i fatti. Sapeva quello che faceva", hanno contestato i giudici.
L'entità della sua pena dipendeva dal fatto che il tribunale lo ritenesse colpevole per tentato omicidio, oltre ai reati di stupro e ferimento. "Lei sapeva e ha ammesso con tutte le sue azioni che lei poteva morire", si è rivolto il presidente del tribunale, il quale ha ritenuto che fossero soddisfatte tutte le condizioni per sostenere il tentativo di omicidio.
È stato condannato anche un secondo imputato durante il processo, presente durante lo stupro e dopo che la vittima aveva ripreso conoscenza, ma che ha avuto un ruolo minore. Ha ricevuto una pena detentiva di tre anni e mezzo. Molti dei reati di cui era accusato furono ritirati. Sul suo caso pesava invece un altro episodio, avvenuto sei mesi prima nel Vallese, che riguardava la sua ormai ex fidanzata, che lunedì aveva testimoniato in tribunale. Anche lì la coercizione sessuale è stata riconosciuta dalla Corte. Anche nel suo caso seguirà un trattamento istituzionale.