Due esponenti del Partito democratico italiano, padre e figlio, sono accusati di aver venduto permessi di soggiorno a cittadini stranieri. Sotto accusa è Nicola Salvati, il tesoriere del Pd campano arrestato e sospeso dal partito, e al padre Giuseppe, indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno nell’inchiesta su una presunta associazione a delinquere. I due si occupavano di preparare i documenti falsi per far ottenere permessi di soggiorno a cittadini extracomunitari, che in cambio versavano fino a settemila euro per ciascuna pratica. Titolari di uno studio di commercialisti, avevano il compito di “formare” o “aggiustare” la falsa documentazione necessaria per il buon esito delle domande di lavoro o comunque di fornire indicazioni al fine di farla “correggere” ai datori di lavoro direttamente interessati”, si legge nell’ordinanza di accusa della giustizia italiana.
Oltre alla vendita di permessi, Nicola e Giuseppe Salvati sono accusati “di predisporre le false fatture di vendita o acquisto strumentali all’artificioso aumento del volume d’affari propedeutico alla presentazione e finalizzazione delle istanze relative ai decreti flussi ed emersione, nonché all’autoriciclaggio delle somme di provenienza illecita”, ossia sono anche accusati di riciclaggio di denaro. A carico dei Salvati, si legge sulla stampa italiana, “sussistono i gravi indizi di colpevolezza necessari all’arresto, provenienti sia dalle dichiarazioni di Nappi (un loro presunto complice)” che “dalle numerose conversazioni intercettate tra quest’ultimo e i Salvati nel corso del tempo, che attestano e riscontrano obiettivamente il coinvolgimento stabile, duraturo e reiterato da loro prestato”.