Svizzera, 10 febbraio 2025

Aiuti svizzeri allo sviluppo: finanziamo persino la BBC!

Ogni tanto, molto raramente, anche Cassis ne imbrocca una. Per esempio qualche giorno fa, quando ha deciso di porre fine agli aiuti milionari che la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) versava per sostenere le scuole professionali in Eritrea. Non vi riprendete gli oltre 7.000 asilanti eritrei che noi vorremmo rimandarvi indietro? E noi smettiamo di regalarvi soldi a iosa, ha detto Cassis in un raro momento di pragmatismo, tanto più che uno studio indipendente è giunto alla conclusione che gli aiuti svizzeri alla formazione in Eritrea non cavavano fuori un ragno dal buco, non servivano a niente.
 
Bene, bravo Cassis. Ma ora vai avanti. Perché se vai a spulciare nella lista degli aiuti concessi dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione, troverai ancora una sfilza di spese che non hanno la benché minima giustificazione e che potrebbero quindi essere stralciate. Una su tutte: per quale astruso motivo la DSC figura tra i principali benefattori della BBC? Sì, proprio della televisione di Stato britannica, che tramite la sua filiale BBC Media Action sostiene progetti “umanitari” ai quattro angoli del globo. La Svizzera, tramite la DSC, risulta versare 867.000 sterline all’anno (poco più di 980.000 franchi) a questa organizzazione che dipende dalla televisione di Stato britannica, che a sua volta dipende dallo Stato britannico. Ma siamo scemi?
 
Regali anche agli sceicchi
Forse sì, se si considera che attraverso la DSC noi svizzeri sperperiamo i soldi delle nostre imposte gettandoli non solo nel buco nero della BBC ma anche in migliaia di altri progetti, organizzazioni, associazioni e chiunque ci prometta di adoperarsi per un mondo migliore (ahahah). Ecco quindi che versiamo 5,2 milioni di franchi per “migliorare la protezione” dei lavoratori africani nei Paesi arabi. Uno degli obiettivi di questo contributo, spiega la DSC, è fare in modo che questi lavoratori vulnerabili possano avere accesso alla giustizia. Come se fosse questo il principale problema di lavoratori che cadono a migliaia, come fossero mosche, nella costruzione dei megalomani progetti dei moderni sceicchi che già arricchiamo ogniqualvolta facciamo il pieno di benzina!
 
La fissazione per la “parità”
Allo stesso modo viene da chiedersi se in Zimbabwe, un paese in crisi profonda da quando i bianchi sono stati cacciati a malo modo, il problema principale sia “l’uguaglianza di genere”. Secondo la DSC sì e quindi ecco che la Svizzera garantisce 5,63 milioni di franchi per favorire un migliore coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro dello Zimbabwe. Uella!

 
E lo Zimbabwe è solo uno dei tanti Paesi ai quali la Svizzera versa soldi con l’obiettivo di favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. In Bosnia ed Erzegovina, ad esempio, piovono 2,85 milioni di franchi, in Georgia 3,8 milioni di franchi, in Benin 7,3 milioni di franchi… tutti soldi che in teoria dovrebbero contribuire a migliorare l’uguaglianza tra i sessi ma in pratica nessuno sa quale obiettivo ottengano se non (il più probabile) arricchire qualche alto dignitario locale.
 
E i detenuti algerini?
Ci si può chiedere inoltre quale senso abbia versare 1,32 milioni di franchi all’Algeria per “favorire il reinserimento dei detenuti”. Lo sanno tutti, tranne evidentemente la DSC, che l’Algeria favorisce il reinserimento dei detenuti caricandoli sui barconi e mandandoli a delinquere in Europa, magari anche nella stessa Svizzera che è stata così stolta da credere che sarebbe bastato mandare giù qualche milioncino per cancellare la predisposizione criminale di molti giovani maghrebini.
 
Degno di nota è anche il credito da 3 milioni di franchi versato alla Tunisia per la “prevenzione dell’estremismo violento tra le cittadine e i cittadini tunisini”. In teoria questi soldi dovrebbero servire a veicolare i diritti umani nei gruppi a rischio, in pratica vediamo tutti che l’estremismo è un problema tutt’altro che risolto in Tunisia. Al contrario, è in crescita, incurante del contributo della DSC. Sempre in Tunisia approda un credito da 1,29 milioni di franchi per la “prevenzione della tortura”. L’obiettivo, spiega la DSC, è proteggere le persone che dicono di essere torturate dalle autorità. Chissà come si devono essere messe a ridere, queste stesse autorità, quando si sono viste recapitare il milionario regalino elvetico!
 
Tagli irrisori
Ora i terzomondisti nostrani possono anche piangere miseria perché a dicembre il parlamento federale ha deciso di ridurre il credito annuo a disposizione della DSC per la cooperazione internazionale da 867 a 719 milioni e i contributi alle organizzazioni multilaterali da 309 a 256 milioni. Ma in totale, attraverso i vari intermediari, la Svizzera versa ancora miliardi di franchi all’anno per sostenere progetti all’estero che profumano di neocolonialismo e ottengono risultati più che discutibili. Come giustamente ha fatto ora Cassis, si potrebbe perlomeno iniziare a condizionare il versamento del credito al rispetto di determinate condizioni da parte dei Paesi beneficiari. Una su tutte, quella di riprendersi i richiedenti l’asilo respinti. Sarebbe un buon inizio.

M. I.
*Dal MDD

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