Sport, 17 febbraio 2025

E ora il falconiere non ci sta: “Denuncio il presidente della Lazio”

Juan Bernabé, storico falconiere del club biancoceleste, messo alla porta dopo le foto e i video successivi al suo intervento chirurgico di protesi al pene, sbotta: “Sono un martire, per 7 mesi non sono stato pagato”

ROMA (Italia) – Vi avevamo raccontato la storia di Juan Bernabé, l’ormai ex famosissimo falconiere della Lazio, licenziato in tronco dal club biancoceleste dopo la pubblicazione sui social di alcune foto e video successivi al suo intervento di protesi al pene e dopo alcune dichiarazioni – relative al suo matrimonio aperto e alla sua devozione per Mussolini – rilasciate alla stampa. Il suo caso, però, a quanto pare non accenna a chiudersi e potrebbe finire in tribunale. A dichiararlo è stato lo stesso Bernabé che, intervenuto in una radio romana molto seguita dai tifosi della Lazio, ha attaccato il presidente Lotito. “Ho sempre rispettato il presidente ma quello che ha fatto nei miei confronti è inammissibile – ha detto – Sarà la legge italiana a risolvere la situazione, lo denuncerò”. 

 
 
“Non c’è nessuna possibilità di rivedere Olympia all’Olimpico, vista l’etica mostrata dalla Lazio e in particolare dal presidente Lotito – ha continuato – La Lazio è una famiglia gigante, ma Lotito ha approfittato della situazione per cacciarmi dal club. Il nostro rapporto non è mai stato idilliaco: ha fatto cose importanti per il club, ma la sua metodologia di lavoro non è mai stata corretta, anche con me. Si è sempre comportato in maniera ingrata con i suoi dipendenti, anche con i calciatori: ne ho visti alcuni piangere per come venivano trattati. Per sette mesi all’inizio del mio rapporto col club non sono stato pagato, mi sono sacrificato anche economicamente per la Lazio. Sono io che ho avuto l’idea di portare l’aquila allo stadio: durante il nostro primo incontro, invece, Lotito russava sulla sedia, mancandomi di rispetto”.
 
 
Bernabé non si è certo fermato: “Durante il covid non sono stato pagato. Il presidente si comporta così con tutti: è una persona furba, non è né intelligente né bravo. La situazione ora è irreversibile, non mi voglio avvicinare a lui e neanche lavorarci assieme. Dopo l’operazione voleva cacciarmi come se fossi un delinquente. Ha mandato le forze dell’ordine nella mia stanza di Formello appena uscito dall’intervento. Sono stato trattato come un criminale, ma io resterò a Formello fino a quando la legge lo permetterà”.

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