Lunedì il Controllo federale delle finanze ha segnalato gravi malfunzionamenti alla Ruag, azienda di armamenti di proprietà della Confederazione. La consigliera federale Viola Amherd sarà in carica ancora per due settimane, ma il rapporto del Controllo federale delle finanze rischia di rovinare l'addio del capo del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS).
Il Controllo federale delle finanze conferma infatti delle rivelazioni del “Blick” secondo cui il DDPS era stato informato nel 2019 di diffusi sospetti di corruzione all'interno di Ruag. Sotto la guida di Amherd, il dipartimento non ha preso alcuna iniziativa per rispondere a queste accuse, né per porre rimedio alle disfunzioni dell'azienda.
Uno dei rapporti pubblicati lunedì lo conferma: il sistema Ruag ha fallito a tutti i livelli. Dal capo del DDPS al consiglio d'amministrazione della Ruag, compresi i successivi direttori della Ruag: tutti vengono implicati. All'interno dell'azienda stessa le voci che avevano lanciato l'allarme non sono state ascoltate. Il risultato è che oggi i danni sono molto più ingenti di quanto si pensasse.
Al centro delle accuse c'è un quadro vallesano, su cui una “talpa” anonima aveva già messo in guardia nel 2019 sulle pratiche commerciali dell'ufficiale, ma non era stato ascoltato. Ha poi indicato che i cambi del carro armato Leopard 2 erano stati venduti "a un dubbio commerciante di rottami tedesco".
Questo, in ogni caso, è quanto indica una nota interna che Blick ha potuto consultare. Ma invece di mandare le attrezzature della Ruag alla discarica, l'azienda tedesca ha rivenduto la merce in tutto il mondo, realizzando profitti significativi. "Perché lo facciamo se non per il proprio vantaggio personale?", ha chiesto allora l'informatore a Remo Lütolf, allora presidente del consiglio di amministrazione della Ruag, e Viola Amherd.
L'informatore ha anche denunciato che la filiale Ruag di Kassel, in Germania, avrebbe rivenduto altre scorte di carri armati Leopard 2 a un rottamatore a prezzi “inferiori del 50% rispetto al nuovo prezzo”. Questa merce sarebbe stata poi esportata nel sud-est asiatico. “Come possiamo garantire che questo materiale militare non finisca in paesi che, secondo la Svizzera, non dovrebbero mai essere riforniti?” si chiese allora.
Il nuovo rapporto del Controllo federale delle finanze non risparmiano l'esercito svizzero e l'Ufficio federale degli armamenti Armasuisse dato che Ruag avrebbe potuto volentieri impiegarsi nelle azioni dell'esercito svizzero, danneggiando così il patrimonio dell'istituzione militare. "La base logistica dell'esercito non ha un controllo sufficiente sulle scorte e sulle uscite di materiale", criticano gli esperti della Confederazione. Queste disfunzioni sarebbero state osservate tra il 2014 e il 2023, periodo che copre anche il periodo dei consiglieri federali Ueli Maurer e Guy Parmelin alla guida del DDPS. Durante questi 9 anni, "Ruag avrebbe effettuato 1'140 demolizioni e 1'319 adeguamenti d'inventario senza l'autorizzazione dell'esercito", nota il rapporto. Anche l'ufficio d'armi Armasuisse, responsabile dei contratti con la Ruag, viene criticato per la sua inerzia.