Svizzera, 11 marzo 2025

Tra licenziamenti e delocalizzazioni, l'industria degli armamenti è sull'orlo del collasso

Mentre nel resto del mondo l'industria degli armamenti è in piena espansione, in Svizzera le vendite sono crollate a causa delle severe restrizioni all'esportazione, riporta il “SonntagsZeitung”. Da quando il Consiglio federale ha vietato alla Germania di fornire all'Ucraina munizioni per il carro armato Cheetah, diversi paesi europei hanno rinunciato ad acquistare equippagiamento militare svizzero. La Germania non vuole nemmeno più acquistare reti mimetiche prodotte in Svizzera. Le aziende del settore stanno rispondendo al calo delle vendite spostando la produzione all’estero, riducendo l’orario di lavoro e riducendo l’organico.

La SonntagsZeitung cita come esempi la sangallese Safran Vectronix che ha recentemente introdotto la disoccupazione parziale per gran parte della sua produzione. La Swiss P Defense, che produce munizioni a Thun (BE), ha licenziato questa settimana 22 dipendenti. L'azienda familiare bernese B&T, che produce armi leggere come mitragliatrici, ha dovuto aprire uno stabilimento in Germania per continuare a rifornire l'esercito tedesco. Un altro esempio è la filiale ginevrina dell'azienda americana Mercury Systems, che produce chip e processori per l'aviazione e la difesa, che ora presenta le sue offerte per l'Europa dalla Spagna invece che dalla Svizzera.



Gli esperti temono il collasso di questo settore industriale e a Berna i politici discutono di un allentamento delle direttive sull’export di armi, ma finora non è stata trovata alcuna soluzione. Nel frattempo, l’industria europea degli armamenti beneficia di massicci investimenti. Questa settimana l’Unione Europea ha deciso di investire 800 miliardi di euro nel riarmo del continente. Sulla scia di questi annunci le quotazioni delle azioni delle società europee stanno aumentando rapidamente. Il titolo del gruppo italiano d'armi Leonardo è aumentato di oltre il 70% dall'inizio dell'anno, quello del gruppo tedesco Rheinmetall è aumentato di quasi un quinto in cinque giorni.

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