Sport, 23 marzo 2025

“La Nazionale di Bearzot? Una bella storia di calcio”

Nei giorni di Italia-Germania (Nations League) abbiamo sentito Giancarlo Antognoni

LUGANO - Giancarlo Antognoni è stato uno dei numeri 10 più forti della sua epoca. Centrocampista simbolo della Fiorentina dal 1972 al 1987, divenne con il tempo anche una figura imprescindibile dell’Italia bearzottiana, con la quale diventò campione del mondo ai Mondiali di Spagna 1982, pur se costretto a vedere la finale in tribuna stampa, visto che si infortunò in semifinale contro la Polonia. Oggi Antonio, come viene affettuosamente chiamato dai suoi vecchi tifosi, è capo delegazione della Nazionale azzurra Under 21, una carica che ricopre da circa un anno. Nei giorni scorsi lo abbiamo sentito per parlare dell’attuale sfida fra Germania e Italia di Nations League (il ritorno è in programma oggi a Dortmund) e della sua grande e sfortunata carriera in azzurro. 


Giancarlo: le sfide fra Italia e Germania sono sempre belle, combattute e... drammatiche.
La storia del calcio ci dice che queste due squadre quando si affrontano non si risparmiano mai. Amichevoli o partite ufficiali, è uguale. Non ricordo altre sfide così cariche di adrenalina e tensione agonistiche. Forse nemmeno Brasile-Argentina. E sa cosa le dico? Tedeschi e italiani se le sono sempre date di santa ragione ma lo spirito sportivo ha prevalso in ogni occasione.


Il primo Germania-Italia di Antognoni?
Se non ricordo male ai Mondiali di Argentina del 1978. Nella seconda fase affrontammo la squadra di Beckenbauer e pareggiammo 0-0. Alla pausa Bearzot mi cambiò con Zaccarelli, non stavo troppo bene e il mio contributo alla squadra fu limitato. ABuenos Aires, dove giocammo contro i tedeschi, stava nascendo l’Italia che sarebbe diventata campione del mondo quattro anni dopo.


Inevitabile parlare, perciò, del suo secondo Germania-Italia. A cui lei, però, non partecipò.
Esatto. Proprio nella semifinale dei Mondiali iberici mi infortunai. Una vera disdetta. Matysik mi ruppe un piede e così contro la Germania non scesi in campo. Bearzot schierò il giovanissimo Oriali al mio posto. Non era un centrocampista che costruiva ma un giocatore che leggeva benissimo il gioco. E il CT ebbe ragione. Per me una grande delusione vedere la finale in tribuna stampa. Poi però quando diventammo campioni del mondo, la rabbia passò. Mi sentivo partecipe di una spedizione calcistica vincente. Avevo contribuito anch’io a rendere felici tantissimi italiani. In quegli anni, lo ricordo bene, il paese non andava bene, c’era la crisi e molta gente faceva fatica a tirare avanti… 


Eppure quella Nazionale sembrava destinata al fallimento.
Nel girone eliminatorio non riuscivamo ad esprimere il nostro gioco. Poi tutto si sbloccò quando giocammo il triangolare con Argentina e Brasile. Contro le grandi ci trasformammo. Nelle situazioni complicate e difficili noi italiani sappiamo cosa fare!


E infatti l’Italia diventò campione del mondo.
Avrò parlato almeno un milione di volte di questa Nazionale. La cosa che mi sento di dire oggi è che quella squadra ha scritto una bella storia di calcio. Credo una delle più raccontate in giro per il mondo. Dopo il Maracanazo dell’Uruguay nel 1950 e la Nazionale di Pelè, ci metto l’Italia di Bearzot a Spagna 1982.


Veniamo ai giorni nostri. Gli azzurri non stanno certo attraversando il loro miglior momento.
Se si riferisce agli ultimi Europei non le posso che dar ragione. Tuttavia Luciano Spalletti ha le idee chiare e sa come ricostruire la squadra. In più in questo periodo può contare anche su elementi per certi versi sorprendenti come Retegui, Buongiorno, Calafiori, Rovella e Casadei che a suon di prestazioni si sono meritati la convocazione in nazionale. Lasciamo lavorare in pace Luciano, sono convinto che questa Italia abbia tutto per essere protagonista ai prossimi grandi eventi, Mondiali del 2026 compresi.


A proposito di Mondiali: secondo lei qual è la nazionale più forte in circolazione attualmente?
Difficile dirlo. In questo momento sarei tentato di dire Spagna. Per quello che ha fatto ai recenti Europei e per il modo in cui gioca. Ma Argentina e Francia non sono da meno, per esperienza e grandi individualità. Sul Brasile non saprei esprimermi. E poi? Inghilterra, Italia e Germania.


M.A.

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