Il successo dell’IA generativa potrebbe avere conseguenze sulla fattura di elettricità a causa del suo consumo ad alta intensità energetica. In Svizzera l’EPFL è alla ricerca di soluzioni per limitare l’impatto ambientale di questa tecnologia. "Una ricerca ChatGPT consuma 10 volte più elettricità di una ricerca tradizionale su Google", indica Anne-Muriel Brouet, redattrice scientifica dell'EPFL, interpellata da “20 minutes”. Poiché sempre più settori utilizzano l’intelligenza artificiale, il suo appetito energetico inizia a preoccupare.
Su scala globale, i circa 11'000 data center nel mondo consumano già tanta elettricità quanto la Francia in un anno. E, secondo la banca Goldman Sachs, i loro consumi potrebbero aumentare del 160% in soli cinque anni. “Se l’intelligenza artificiale generativa viene utilizzata in modo massiccio, con modelli sempre più grandi, i guadagni energetici non saranno di gran lunga sufficienti per ridurre le emissioni generate”, avverte Manuel Cubero-Castan, responsabile di progetto dell’Unità di sostenibilità dell’EPFL.
E la Svizzera non sembra quindi risparmiata con i suoi circa 80 data center sparsi sul territorio. Questi ultimi, già avidi di acqua ed elettricità, potrebbero mettere a dura prova l’invecchiamento delle reti elettriche. E altrove le cifre sono da capogiro: in Irlanda, questi centri da soli rappresentano il 20% del consumo nazionale.
Di fronte a questo problema stanno emergendo soluzioni: i chip diventano sempre più efficienti, i centri vengono raffreddati meglio, il calore rilasciato viene utilizzato altrove, tra le altre cose. All’EPFL, il progetto Heating Bits sta esplorando metodi per recuperare l’energia perduta. Cubero-Castan mette in guardia contro l’“effetto rimbalzo”, secondo cui quanto più potente è lo strumento, tanto più viene utilizzato e quindi tanto più consuma: “Ridurre i nostri usi e aumentare la durata e l’efficienza delle nostre infrastrutture rimangono essenziali”.