Sport, 14 aprile 2025

“Papà Marzio se la ride ma non perde una partita”

Hockey: il tecnico Christian Agustoni e le HCAP Girls al secondo anno insieme

AMBRÌ - Giochi di parole: parafrasando il titolo del film di Giuseppe Patroni Griffi del 1969 'Metti, una sera a cena” ottieni “Metti, un pomeriggio al Soldati di Bioggio”. Con un tuo vecchio compagno di scuola alle medie e al liceo, nei mitici Anni Novanta. A proposito, chissà perché nei ricordi il passato appare sempre più bello. E così ti ritrovi a parlare di quello o quell’altro personaggio col quale hai condiviso un’avventura durata otto anni. Sia che si tratti di uno studente come te, sia che si tratti di un professore. E inevitabilmente torna subito attuale la presa in giro di quell’insegnante goffo e impacciato. Insomma, tutto in stile 'Mi ricordo, sì, io mi ricordo”tanto per citare un’altra pellicola, stavolta il film documentario su Marcello Mastroianni del 1997 diretto da Anna Maria Tatò. Ma basta così con le ciance cinematografiche, siamo qui per parlare di disco su ghiaccio, anzi di buon hockey: nessuna Wayne Gretzky in gonnella, sia chiaro, ma comunque di uno sport fatto di tanta passione, tecnica e sacrificio. 


Lo facciamo con l’associated coach delle HCAP Girls, al secolo Christian Agustoni, al secondo anno con la tuta biancoblù addosso. Impossibile non partire dal risvolto più importante, ossia il bilancio stagionale.
Se all’inizio della stagione mi avessero detto che saremmo riusciti a chiudere al quarto posto e a partecipare alle Final Four di Coppa Svizzera, beh, ci avrei sicuramente messo la firma. Alla fine dei giochi, invece, resta un po’ di amaro in bocca. Se non avessimo perso la nostra top scorer Michaela Pejzlova al quinto cambio della prima semifinale, le cose avrebbero potuto andare diversamente.


Detto della brava e sfortunata numero 18 ceca, il discorso si sposta sulla competitività del campionato.
Condivido quanto dichiarato da Benji (l’head coach biancoblù Rogger, ndr) in una recente intervista: illivello del campionato è in effetti aumentato tantissimo. Non dimentichiamo che c’era uno Zugo in più nel motore, e che compagini quali Davos, Friborgo e Berna, con le loro indiscusse potenzialità, hanno contribuito a questo livellamento verso l’alto del torneo in questione.


A voi Girls cos’è comunque mancato in definitiva? Forse il salto di qualità?
Sarebbe esagerato 'imputarci“ questo, anche perché bisogna considerare, oltre agli ambiti sportivi, quelli societari e organizzativi, dove siamo cresciuti. Parlando prettamente di ghiaccio, non va poi tralasciato il fatto che la nostra era una rosa corta, quindi avevamo pochi ricambi in panchina, Va da sé che le ragazze hanno pagato dazio a tutto questo e sono giunte al rush finali... morte! Abbiamo dovuto disputare tutti i playoff con soli 4 difensori e, aggiungerei, le Final Four di Coppa Svizzera senza tre giocatrici a letto con la febbre a 38.


È stata tuttavia una consolazione essere eliminati dal più forte, ovvero la corazzata Berna?
Premetto che la squadra della Capitale ha meritatoquesto titolo, conquistato nei playoff ma dopo undominio assoluto palesato in reagular season. Noiabbiamo incassato un 3-0 nella serie di semifinale,ma se leggiamo tra le pieghe di queste sconfitte,beh troviamo dei dettagli quantomeno interessanti.Nella prima sfida persa 52 siamo andati in vantaggio e sul 2-1 in sfavore abbiamo perso Micha e subìto incassato 2 gol. Sul 4-1 abbiamo accorciato, prima di prendere la quinta rete a porta vuota. In gara 2 siamo stati sconfitti all’overtime dopo aver dominato l’incontro. In gara-3, invece, ce la siamo giocata e ci hanno punito gli episodi. In definitiva, a nostra differenza, quando il Berna ha giocato meno bene, come nel caso della seconda semifinale playoff, ha trovato comunque il modo di vincere. E chiudo dicendo che, paradossalmente, abbiamo dato più filo da torcere ai bernesi noi che lo Zugo in finale.


Concentriamoci ora sui coach ('focusiamoci“ direbbe il buon Marco Schällibaum nel suo italiano maccheronico). Strano che due figli di ex giocatori del Lugano siano ad Ambrì...
Benji Rogger conosceva già questa realtà, vista e considerata la sua esperienza con la U15 leventinese.
Per me si tratta invece della mia prima volta in Valle... Per il sottoscritto non c’è nulla di strano in quest’avventura, anche perché non ho mai giocato né allenato a Lugano. Cosa ha detto papà Marzio (ex capitano e direttore sportivo bianconero)? Rideva e subito dopo è diventato il primo tifoso delle HCAP Girls, non si perde neanche una partita. Per lui è importante unicamente che io trovi soddisfazione in quello che faccio.


Insomma, non si è rischiato un secondo caso diplomatico come quello dei tempi che furono con zia Raffaella, grandissima tifosa dell’Ambrì e soprannominata la 'pasionaria“. Christian Agustoni sfata, in merito, una leggenda metropolitana.
Non corrisponde al vero la versione secondo la quale la sorella di mio papà non parlasse col fratello per via delle diversi fedi hockeistiche. Diciamo piuttosto che entrambi decisero di non parlare di disco su ghiaccio nei loro discorsi, ma solo di quello.


Torniamo al duo Benjamin Rogger-Christian Agustoni.
Ci intendiamo al 100%, siamo tutti e due grandi appassionati. Ci sono stima e rispetto reciproci e ognuno ha il proprio ruolo. Nonostante le nostre posizioni siano ben definite, non manchiamo mai di confrontarci a 360 gradi, su ogni tematica. E aggiungo quanto segue: se prevale l’idea dell’uno l’altro lo appoggia e viceversa.


Avete a che fare con tante ex giocatrici del Lugano Ladies.
È vero e voglio sottolineare come tutte si siano integrate e calate bene nella realtà societaria biancoblù. Il fatto che si conoscessero già tutte ha agevolato questo loro inserimento.


Squadra Girls e società Ambrì Piotta nel suo complesso: c’è un filo molto forte che vi unisce.
In effetti ci sentiamo considerati all’interno del club. Apparteniamo ad HCAP Future, che raggruppa il settore giovanile e, appunto, le Girls. C’è un filo diretto coi vertici societari. Citerei in merito, e non da ultimo, il CEO Andreas Fischer, presente anche in trasferta. E vorrei menzionare qui pure Lombardi e Duca: percepiamo il loro appoggio.


Pagina a cura di CARLO SCOLOZZI

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