BELLINZONA – Un’interrogazione inoltrata al Consiglio di Stato solleva interrogativi sulla legittimità dell’operato del sindacato UNIA, accusato di aver inviato ai propri iscritti comunicazioni politicamente orientate in vista delle elezioni italiane dell’8 e 9 giugno 2025. Secondo i firmatari, tra cui il primo firmatario Luca Renzetti (PLR), Alain Bühler (UDC), Paolo Caroni (Centro) e Daniele Piccaluga (Lega), tali comunicazioni – pubblicate anche sul sito ufficiale di UNIA – esprimerebbero esplicite indicazioni di voto a favore di partiti di sinistra italiani.
A destare particolare preoccupazione è il fatto che le raccomandazioni siano state rivolte a una platea composta in larga parte da cittadini italiani residenti in Svizzera o frontalieri. L’interrogazione sottolinea anche che UNIA riceverebbe finanziamenti pubblici, diretti o indiretti, per attività legate al mercato del lavoro e alla coesione sociale, il che rende ancora più delicata ogni eventuale deviazione dal proprio mandato.
Ecco le domande rivolte al Consiglio di Stato:
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È a conoscenza delle comunicazioni diffuse dal sindacato UNIA relative al voto in Italia previste per l’8 e 9 giugno 2025?
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Ritiene tali comunicazioni compatibili con il mandato istituzionale e statutario di un sindacato svizzero?
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L’attività descritta è compatibile con i principi di neutralità e non ingerenza che devono guidare l’azione di enti elvetici, soprattutto quando questi ricevono fondi pubblici?
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Il sindacato UNIA riceve o ha ricevuto contributi pubblici cantonali o federali, direttamente o indirettamente (es. tramite progetti, formazione, rappresentanza, ecc.)? Se sì, in quale misura e per quali finalità?
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Il Consiglio di Stato intende approfondire la questione con gli organi federali competenti, anche per chiarire la compatibilità di tali condotte con le normative vigenti?
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Quali misure intende adottare il Consiglio di Stato, qualora si ravvisassero elementi di criticità rispetto all’uso di fondi pubblici o alla violazione del principio di neutralità?
La palla ora passa al Governo ticinese, chiamato a chiarire se – e in che misura – l’intervento politico del sindacato oltre confine sia compatibile con il contesto istituzionale elvetico e con le risorse pubbliche impiegate.