Ticino, 09 giugno 2025

Piccaluga (coordinatore LEGA): "Sono passati appena 150 giorni dal mio insediamento e siamo già pronti per le prossime mosse"

La Lega dà fastidio, specie quando vuole un cambiamento. I media di regime starnazzano

INTERVISTA - Piccaluga, dite che è solo un arrocco, ma dalle reazioni sembra che abbiate proposto di spostare il Gottardo a Bellinzona. Cos’è successo: avete toccato qualche poltroncina sensibile? È curioso: quando non si fa nulla ci accusano di immobilismo, quando facciamo qualcosa, di troppo movimento. Qui non si sono toccate (ancora) le poltrone, ma si sono attivati cervelli e visioni a favore dei ticinesi. Capisco che per alcuni sia destabilizzante. Norman e Claudio si scambiano i Dipartimenti e subito partono i titoloni apocalittici.


Ma secondo lei, davvero c’è bisogno di una pletora di editoriali, di atti parlamentari, di comunicati stampa, di prese di posizione per un cambio di scrivania? È bello vedere che certe persone si emozionano ancora per i piccoli gesti. La cosa interessante è che siamo solo all’inizio: immaginiamoci cosa succederà quando inizieranno ad arrivare anche i risultati. Zali ha detto che vuole “tornare a casa” alla giustizia. E giù a dire che scappa dal Territorio.


 

Ma non sarà che, semplicemente, la Lega vuole cambiare il vino prima che diventi aceto? Certamente. Preferiamo il vino buono al vino inacidito. Non c’è nessuna fuga: c’è una scelta ponderata, condivisa e strategica. Claudio torna a un ambito che conosce molto bene e dove può incidere da subito. È un cambio fatto nei tempi giusti, senza traumi né retropensieri, per garantire nuova energia e continuità. Chi parla di abbandono, forse, non teme ciò che si è lasciato alle spalle, ma quello che sta arrivando.
 

Gobbi invece lascia il DI per “nuove sfide”. Ma diciamoci la verità, Piccaluga: c’è sotto anche il suo zampino? È stata una scelta condivisa e intelligente: Norman ha dato tanto al DI e ora può offrire altrettanto – se non di più – al Territorio, dove la sua profonda conoscenza del Ticino reale e la capacità di dialogare direttamente con la gente rappresentano un valore aggiunto. Nessuna fuga, nessuna stanchezza: solo la volontà di dare il meglio di sé in un contesto nuovo, prima che l’abitudine rischi di prendere il posto della visione.


Righinetti sul CdT ha scritto con toni che sarebbero stati adatti ad un colpo di Stato. Ma quando scrive di voi, lo fa col cuore o con l’aceto? Perché ormai sembra più una rubrica sentimentale che un editoriale. Ci vuole proprio bene, diciamo che ci segue con una dedizione che farebbe invidia a certi politici. A furia di scrivere di noi, rischia davvero di diventare il nostro biografo non autorizzato. Ma va riconosciuto l’impegno: ognuno, in fondo, fa opposizione con i mezzi che ha.
 

I socialisti parlano di “marketing politico”, il Centro grida allo scandalo. Ma tra un comunicato e l’altro, secondo lei, c’è qualcuno che ha capito davvero cosa cambia? Capisco che una certa progettualità possa creare qualche problema. Sono anni che si parla di rotazione dei dipartimenti. Chi rincorre spesso vede il cambiamento come uno scandalo, perché non è abituato a guidarlo. Ma il concetto è semplice: due Consiglieri di Stato con esperienza, una rotazione condivisa, trasparente e responsabile. Nessun gioco di prestigio, solo la volontà di rinnovare con criterio e visione. Se questo viene letto come marketing politico, forse è perché c’è chi preferisce restare fermo a guardare piuttosto che rischiare di mettersi in gioco.


L’MPS ha presentato un’interpellanza urgente. Ma non sarebbe più urgente trovare un modo per parlare di altro ogni tanto, tipo i problemi veri del Paese? Eh, magari. Ognuno ha le sue priorità. Nel frattempo, mentre loro interpellano, noi lavoriamo a favore dei ticinesi.
 

Alcuni gridano alla “cadregopoli”. Ma Piccaluga, parliamoci chiaro: se non cambia mai niente vi danno dei “culi di pietra” se vi muovete un attimo, siete manovratori oscuri. Come si fa a vincere? È il paradosso perfetto: se facciamo qualcosa, “non va bene”; se restiamo fermi, “siamo finiti”. Insomma, la coerenza non è di casa. Ma va bene così: tutta questa agitazione attorno a noi dimostra una cosa sola, che chi ci attacca ha più bisogno di parlarci addosso che di proporre qualcosa di serio. E in fondo, tutta questa attenzione è il miglior riconoscimento della loro debolezza.


Piccaluga, l’arrocco vi ha rimesso al centro della scena. Ma non sarà che gli altri si arrabbiano solo perché, da quando voi fate le mosse, loro devono accontentarsi delle reazioni? Beh, quando sei costretto a commentare le mosse degli altri invece di farle tu, un po’ di frustrazione è comprensibile. Ma tant’è: la discussione è ormai lanciata e, volenti o nolenti, costringerà anche gli altri partiti a guardarsi allo specchio. Nel frattempo, sono passati appena 150 giorni dal mio insediamento e siamo già pronti per le prossime mosse. Il bello, come si suol dire, deve ancora venire.

Fonte Mattino della Domenica 8.6.2025


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