Svizzera, 10 giugno 2025

Svizzera e CEDU: è tempo di dire basta

Cresce in Europa il malcontento nei confronti della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), accusata da più fronti di oltrepassare il proprio mandato giuridico e di intromettersi nelle politiche sovrane dei singoli Stati. Nove Paesi – tra cui Italia, Danimarca e Austria – hanno recentemente scritto al segretario generale del Consiglio d’Europa, l’ex consigliere federale socialista Alain Berset, per denunciare l’attivismo politico della Corte di Strasburgo. Il messaggio è chiaro: i diritti umani non devono diventare un pretesto ideologico per sabotare le decisioni democratiche e ostacolare le politiche migratorie nazionali. In Ticino i media mainstream (ma guarda un po’) hanno censurato la notizia.

La CEDU è a giusto titolo accusata di tutelare eccessivamente i migranti irregolari e i criminali stranieri, a scapito della sicurezza interna.

Anche in Svizzera, i giudici di Strasburgo sabotano l’espulsione di criminali stranieri pericolosi, jihadisti inclusi. Così il pericolo ce lo teniamo in casa. Eppure la Confederazione non figura tra i nove Paesi firmatari della lettera di protesta a Berset. Perché?

E dire che, oltre a quanto sopra, abbiamo in ballo pure la famigerata sentenza sul caso “anziane per il clima”. Una decisione che inventa inesistenti “diritti umani in ambito climatico”, trasformando la Corte di Strasburgo in un attore politico e ideologico.

Il governo elvetico che, di concerto con il parlamento, aveva giustamente contestato la sentenza, dovrà riferire entro settembre al Consiglio d’Europa sulle misure adottate per attuarla.



La Svizzera aderì alla CEDU nel 1974, senza nemmeno una votazione popolare. All’epoca, il consigliere federale socialista Pierre Graber dichiarò che una condanna della Svizzera sarebbe stata “inimmaginabile”. Oggi, invece, è diventata quasi routine. Non certo perché la Svizzera violi i diritti umani, anzi, ma perché la Corte ha progressivamente allargato la propria interpretazione della Convenzione, per farne uno strumento di politica immigrazionista e adesso pure climatista.

Alain Berset, come segretario del Consiglio d’Europa, non è affatto interessato a difendere gli interessi svizzeri. Al contrario, intende tutelare l’agenda rossoverde della Corte. E la SSR, finanziata con il canone radioTV più caro del mondo, lo incensa, definendolo addirittura “paladino dei valori europei”. Quando l’immigrazionismo è il grimaldello per scardinare i valori europei e rimpiazzarli con quelli islamisti.

La reazione di Berset alla lettera dei nove governi europei è inaudita: si è detto disponibile al dialogo, ma ha ammonito che “non si deve politicizzare la Corte di Strasburgo”. E’ il colmo: i giudici possono fare politica nascosti dietro una foglia di fico giudiziaria. Mentre i governi, e soprattutto i cittadini degli Stati membri, si devono sottomettere.

Questa situazione non è più sostenibile. Urge un cambio di rotta. La Svizzera deve finalmente disdire la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, uscendo così dalla giurisdizione dei magistrati-attivisti di Strasburgo, che hanno strumentalizzato e travalicato il proprio ruolo. La mozione leghista contenente questa richiesta è all’ordine del giorno della sessione del Consiglio nazionale attualmente in corso.

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi

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