BERNA/BERLINO – Non bastavano i continui ultimatum di Bruxelles: ora arriva anche da Berlino l’ennesima lezione di politica estera rivolta alla Confederazione. Il vicepresidente del Bundestag e leader dei Verdi tedeschi, Omid Nouripour, ha dichiarato che la Svizzera dovrebbe avvicinarsi “rapidamente” all’Unione europea, fino a una “adesione turbo”. Un vero e proprio diktat, condito da allusioni ai dazi e alla guerra commerciale scatenata dagli Stati Uniti.
Secondo Nouripour, “i piccoli Stati sono vulnerabili” e la tradizione di neutralità svizzera non avrebbe più alcun senso nel mondo di oggi. Ha citato come esempio i conflitti doganali con Donald Trump, interpretandoli come prova che “essere politicamente neutrali ed economicamente globali non è più possibile nella nuova era”.
Il politico tedesco ha rincarato la dose, sostenendo che la Svizzera, pur essendo un Paese “ricco”, resterebbe esposta ai “giochi arbitrari delle realtà più grandi”. Da qui l’invito a considerare l’Ue come “la scelta più affidabile”. Dietro le sue parole, tuttavia, si intravede chiaramente il solito meccanismo di pressione politica: presentare l’Unione europea come unico rifugio.