ALPI - Reinhold Messner, icona dell’alpinismo mondiale, non usa mezzi termini nel giudicare la deriva che la montagna sta vivendo. «La montagna la deve raccontare chi la conosce, non gli influencer», ha dichiarato in un’intervista, denunciando l’arrivo di un turismo superficiale che crea più problemi che benefici. Quest’estate, secondo Messner, non si è trattato di overtourism: «L’anno scorso c’era molta più gente. Le vallate non sono tutte piene, e chi ama davvero la montagna continua a rispettarla».
A preoccupare l’alpinista sono due aspetti: traffico e social network. Nei passi dolomitici, come alle Tre Cime di Lavaredo, «ogni giorno transitano migliaia di auto e moto, che si fermano a pochi metri dalle pareti rocciose trasformando i prati in parcheggi». Una situazione che, secondo Messner, dovrebbe essere risolta con navette dedicate e limitazioni più severe al transito privato. Ma non solo: «Gli influencer attirano gente che non sa nulla di montagna, che viene solo per la foto, senza comprare, senza soggiornare, senza neppure fare benzina».
Sul tema culturale, Messner smorza invece le polemiche legate ai cartelli monolingua in Alto Adige: «Chi fa turismo ha capito che bisogna usare tutte le lingue. Noi siamo fieri di essere bilingue, questa è una ricchezza per l’Italia intera». Un approccio pragmatico, che riconosce i benefici dell’autonomia e della multiculturalità nella sua terra.
Infine, Messner ha toccato un altro tema spinoso: il ritorno del lupo sulle Alpi. Non tanto per il rischio ai turisti, quanto per l’impatto sul bestiame e sulle malghe. «Io non sono contro i lupi, ma bisogna abbatterli o sterilizzarli, altrimenti i contadini abbandonano i pascoli e il paesaggio si degrada». Una posizione che conferma la visione concreta dell’alpinista: la montagna non è un parco giochi per selfie, ma un ambiente vivo che va rispettato e gestito con equilibrio.