TICINO - Non si spara sulla Croce Rossa, ma nemmeno si può accettare che circolino certe favole. I titoli di questi giorni – “bagno di sangue”, “schiaffo”, “saltano 35 posti di lavoro” – lasciano intendere che il Governo voglia tagliare i fondi ai poveri. Peccato che la realtà sia ben diversa: dal 2020 al 2024 il contributo cantonale alla Croce Rossa è passato da 13 a oltre 43 milioni di franchi. Altro che “taglio”, si parla di una spesa triplicata.
Basti pensare che per gli stipendi dei collaboratori si è passati da 9,7 a più di 24 milioni. Un’esplosione che nulla ha a che vedere con il volontariato dei tempi passati. Oggi la Croce Rossa è un apparato pubblico parallelo, con personale spesso reclutato oltreconfine e concentrato soprattutto sull’accoglienza di presunti asilanti minorenni non accompagnati, che minorenni lo sono solo sulla carta.
Se davvero si vuole difendere lo spirito originario della Croce Rossa, allora si torni a privilegiare il volontariato e le donazioni private (oggi ridotte al 2% del budget), invece di continuare a mungere dal pubblico.
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