Continua a far discutere la manifestazione pro-Palestina a Berna che ha provocato ingenti danni materiali e decine di feriti a margine della manifestazione pro-palestinese nel centro di Berna. Cinque giorni dopo, manifestanti e polizia continuano ad accusarsi a vicenda per le violenze e i danni causati, mentre rimane poco chiaro il numero di feriti. I manifestanti sostengono vi siano stati non meno di 326 feriti, per la polizia ci sono stati due feriti tra i manifestanti e 18 feriti tra gli agenti. L'accaduto fa discutere anche la politica, con diverse voci che chiedono ormai di vietare le organizzazioni di estrema sinistra come gli antifa. Anche a sinistra, l'evento ha provocato reazioni contrastanti.
La violenza è stata condannata questa settimana dai Verdi, dal Partito Socialista e dal Comitato d'Iniziativa per il Riconoscimento della Palestina. "È chiaro che questo episodio è dannoso per la causa [...] Abbiamo storicamente assistito a scene di violenza in molti movimenti. Il Brennt di Zurigo, il bouge di Losanna, il movimento degli squatter di Ginevra... In definitiva, non è stato questo a far progredire le cose, ma il dialogo e l'azione politica. È un errore pensare che la violenza contro i negozi in Svizzera possa ottenere qualcosa", ha dichiarato, ad esempio, Carlo Sommaruga (PS/GE).
In un comunicato inviato mercoledì, diversi gruppi di sinistra hanno invece giustificato l'uso della violenza. "Imbrattare filiali UBS o romperne le vetrine non è assolutamente nulla in confronto alle migliaia di persone uccise e mutilate in Palestina", hanno affermato. Tra i firmatari: un partito di sinistra radicale, il POP, che denuncia il rifiuto delle autorità di ascoltare la mobilitazione popolare.