TICINO - Il deputato Giuseppe Cotti ha rilanciato sui social un intervento di Tito Tettamanti pubblicato sul Corriere del Ticino, definendolo “l’essenza della burocrazia”. Il messaggio è chiaro: la politica, schiacciata da regole e tecnicismi, deve tornare a fare politica, cioè a decidere, invece di nascondersi dietro la tecnocrazia.
Nel passo citato, Tettamanti racconta un episodio tanto assurdo quanto realistico: un cittadino con due galline costretto ogni anno a compilare ogni anno un formulario di otto pagine. Il documento passa da un ufficio all’altro — dal Dipartimento cantonale delle finanze e dell’economia fino agli uffici federali dell’agricoltura, della statistica, dell’ambiente e perfino alla banca dati sul traffico di animali. Un groviglio kafkiano che, più che garantire il controllo, scoraggia chi lavora.
“Non possiamo continuare a essere ostaggi della tecnocrazia”, scrive Cotti, invitando i governi federali e cantonali a uscire dalla sabbia e riprendere il ruolo decisionale che compete alla politica. Un richiamo che molti, tra imprenditori e cittadini, condividono da tempo: serve meno carta e più buonsenso.





