L'assegnazione dell'appalto per 116 nuovi treni a due piani da parte delle Ferrovie Federali Svizzere (FFS) alla società tedesca Siemens, anziché alla svizzera Stadler Rail, ha scatenato una tempesta politica.
Esponenti politici sia di destra che di sinistra criticano la decisione e chiedono un approccio "Switzerland First" negli appalti pubblici. Roger Köppel dell'Unione Democratica di Centro (UDC) parla di una Svizzera "malata", mentre l'ex presidente del partito di centro Gerhard Pfister attacca direttamente il CEO delle FFS Vincent Ducrot per aver respinto un'azienda svizzera a causa di una differenza di prezzo minima dello 0,8%. Anche il presidente dell'Unione Sindacale Svizzera (USS), Pierre-Yves Maillard (PS/Vaud), critica la decisione definendola "indegna", sostenendo che i vantaggi di un'offerta nazionale – posti di lavoro, formazione, vicinanza – avrebbero dovuto più che compensare la differenza tra le due offerte. Anche il sindacato Unia difende Stadler in nome della sostenibilità sociale e ambientale.
Le Ferrovie Federali Svizzere (FFS) si sono già difese domenica scorsa sottolineando che sono obbligate ad aggiudicare l'appalto all'azienda che presenta l'offerta più vantaggiosa. Degli esperti intervistati martedì dal Tages-Anzeiger lo hanno confermato. Marc Steiner, giudice del Tribunale Amministrativo Federale di San Gallo, ha sottolineato che la Svizzera è vincolata dall'Accordo OMC sugli appalti pubblici, che vieta tale protezionismo. Rika Koch, professoressa presso la Scuola Universitaria Applicata di Berna, ha sottolineato che una politica "Switzerland First" sarebbe illegale: "È incompatibile sia con il diritto nazionale che con gli accordi internazionali". Secondo lei, le FFS non possono imporre criteri relativi alla produzione o alla formazione locale, "perché ciò equivarrebbe a discriminare i concorrenti stranieri".
Va notato che Stadler potrebbe, per la prima volta, adire le vie legali contro le FFS. Il produttore sta esaminando la decisione e potrebbe presentare ricorso entro tre settimane al Tribunale Amministrativo Federale, ha riferito martedì la NZZ.





