Svizzera, 16 novembre 2025

Accordo sui dazi, visto dall'estero la Svizzera “sottomessa e umiliata” dagli USA

L'accordo doganale tra la Svizzera e gli Stati Uniti ha suscitato reazioni contrastanti. E non solo in Svizzera. All’estero il modo in cui è stato negoziato l’accordo non ha lasciato indifferenti, visto il modo poco ortodosso in cui è stato negoziato. L'aspetto che più colpisce la stampa estera è la visita di una delegazione svizzera alla Casa Bianca all'inizio di novembre quando miliardari e imprenditori che hanno portato doni al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, tra cui un Rolex da collezione e un lingotto d'oro.

La BBC parla di “operazione di corteggiamento”. Secondo l'emittente oggi sarebbe abbastanza comune che i visitatori dello Studio Ovale portassero regali. E i media citano capi di Stato come Friedrich Merz, che a sua volta non si è presentato a mani vuote alla Casa Bianca. La cancelliera tedesca ha regalato a Trump durante l’estate un documento storico e una mazza da golf. Il “New York Times” vede le cose diversamente: descrive la visita come “insolita”.



Il quotidiano “Die Zeit” usa termini più forti: “200 miliardi di franchi e un Rolex per Donald Trump: il tutto sembrava un grande e soprattutto costoso gesto di sfacciata sottomissione”. “Tagesschau” è sulla stessa linea: "I regali costosi hanno favorito la conciliazione? Al governo svizzero non importa: celebra la temporanea conclusione della controversia doganale come un successo." "Libération" descrive la procedura addirittura come "corruzione" e parla di tangenti pagate dai padroni svizzeri.

In Svizzera anche “La Liberté” affronta l'argomento: sebbene l'“affronto” di agosto sia “riparato”, per i media friburghesi si tratta di una “vittoria di Pirro”. Questa è quella che chiamiamo una vittoria ottenuta a un prezzo così alto che danneggia il vincitore più che avvantaggiarlo: "Fin dall'inizio, la Confederazione è stata umiliata su questa questione dal padrone di casa della Casa Bianca", scrive il caporedattore François Mauron. “Nella sua follia di grandezza”, avrebbe ingannato il Consiglio federale, al quale tuttavia non restava altra scelta che tornare al tavolo delle trattative e subire umiliazioni e derisioni. La Svizzera si sarebbe “sottomessa al giudice straniero”, con conseguenze ancora incerte.

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