Il 20 giugno scorso è stato votato dal Parlamento dell’Unione Europea l’Articolo 13, una disposizione che effettuerà una sorta di “censura” automatica per quanto concerne video, immagini, audio e testi pubblicati su tutte le piattaforme internet dell’UE.
Un antesignano di questo strumento fu il ContentID, un software utilizzato dal sito YouTube per arginare l’uso senza copyright dei contributi audiovisivi. Tuttavia, gli algoritmi alla base del software non potevano essere al corrente di molte dinamiche e procedettero con la cancellazione di video prodotti da ONG come Greenpeace, al quale venne cancellato un filmato con alcune scene riprese da Star Wars.
Esemplari anche i casi limite di alcune aziende, ai quali vennero rimossi video pubblicitari del passato riproposti senza evidenziare il diritto d’autore. Oppure i video di alcuni parlamentari – tra cui, paradossalmente, alcuni di quelli a favore dell’Articolo 13 – rimossi senza alcun preavviso da YouTube perché violanti le normative sul copyright.
Con l’Articolo 13 sarà sostanzialmente passibile di censura qualsiasi remix o cover, per non parlare dei meme che oggi spopolano sui social più diffusi come Instagram e Facebook. Il tutto rendendo estremamente complessa la gestione stessa di molte pagine che di questa forma di entertainment hanno fatto la loro ragion d’essere, divenendo in certi casi anche degli opinion leader sul tema.
Standard che potrebbero essere scritti dagli stessi governi, impedendo tra l’altro la libertà nel dibattito politico e violando il tanto decantato diritto alla privacy per la quale tutti i social network sono tenuti a realizzare pagine e pagine di informative per i propri utenti. In sostanza, si tratterebbe di uno smantellamento di internet, che smetterebbe di essere il luogo della libera circolazione di informazioni e opinioni – quando non di arte, se pensiamo ai tanti fenomeni nel mondo della danza e della musica emersi proprio dal web – e diventerebbe piuttosto il trionfo del controllo e della censura.
Uno scenario apocalittico, certo, e probabilmente ben lontano dal verificarsi. Se però lo stesso Relatore speciale delle Nazioni Unite per la Libertà d’Espressione ho commentato criticamente la decisione, consigliando a stati e organi sovranazionali di “astenersi” da leggi di monitoraggio e filtraggio dei contenuti, probabilmente il problema è abbastanza serio.
La decisione non è ancora definitiva e l’Articolo non è ancora entrato in vigore e nel frattempo è cresciuta l'opposizione a questa nuova legge, con diverse manifestazioni in vari paesi europei e ovviamente il popolo di Internet che nelle scorse settimane si è sollevato contro questa censura (maggiori informazioni su savetheinternet.info) che rischia di cambiare radicalmente il modo in cui utilizziamo la rete. La legge sarebbe valevole solo per i paesi dell'Unione europea e non è chiaro in che modo si ripercuoterebbe in Svizzera ma il cambiamento rischia di essere prima o poi ripreso anche qui.
(Fonte: secolo-trentino.com)