Sport, 24 agosto 2018
Barnetta bacchetta Petkovic: “Capisco Behrami”
L’ex giocatore della Nazionale ha analizzato il comportamento del ct e quello della Federazione durante il Mondiale
SAN GALLO – È stato uno dei protagonisti del Mondiale tedesco del 2006, una delle anime trascinanti della Nazionale in quegli anni, e questa volta è tornato a parlare proprio in merito alla sua Svizzera, al “caso Behrami”, alla Federazione e alle Aquile bicipiti. Tranquillo Barnetta non si è tirato indietro davanti alle domande dei colleghi del “Blick”.
Il giocatore del San Gallo, in merito alla decisione presa da Petkovic di lasciare a casa Valon Behrami, e di farlo tramite telefono, è stato categorico: “Capisco Valon che si sia arrabbiato. Behrami era addirittura uno dei capitani durante il Mondiale, doveva scegliere un modo diverso per comunicarglielo, non al telefono. Quanto meno dovevano incontrarsi faccia a faccia”.
L’ex nazionale non ci è andato leggere neanche in merito alla tematica delle Aquile bicipiti e di come il tutto sia stato gestito dalla Federazione. “Probabilmente non è stata la cosa migliore da fare in campo, perché si sono sovrapposte
diverse cose che non c’entrano col campo, ma quando ci sono in ballo le emozioni può capitare. L’ASF, però, non ha affrontato bene la tematica, non ho visto nessuno dei responsabili della società prendere di petto la questione: quando parli di Aquile bicipiti dovresti essere immediatamente credibile e comunicare che prendi questa tematica decisamente sul serio. Invece si è creato un polverone e durante una Coppa del Mondo non te lo puoi permettere… ma non posso dire che l’eliminazione sia frutto di tutto questo”.
Barnetta per il momento, però, non si sbilancia sul futuro di Petkovic (“non sono la persona giusta per dire se si deve dimettere”), ma sottolinea la differenza tra questa Nazionale uscita agli ottavi di finale contro la Svezia e la sua che nel 2006 si arrese contro l’Ucraina ai rigori, senza aver mai subìto un gol durante le partite disputate: “I fatti avvenuti in Turchia ci avevano uniti molto, ma quella odierna è una squadra con molta più classe individuale”.