Mondo, 07 novembre 2018
Picchia moglie e la figlia neonata perchè voleva un maschio, condannato e espulso
Un cittadino afgano di 30 anni è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere per una serie di reati, tra i quali quello di violenza domestica per aver picchiato e maltrattato psicologicamente la moglie e la figlia. Come riferisce huffingtonpost.it, l'uomo e la moglie si erano sposati in Pakistan quando lei era ancora 15enne per poi trasferirsi a Milano.
Da diversi mesi avrebbe sottoposto la moglie e la figlia, nata nel febbraio 2017, a "ogni genere di violenza fisica e vessazione psicologica". Più volte stando alle indagini, il 30enne ha minacciato la donna dicendole "se chiami la polizia ti uccido" o "ti butto giù dal balcone" e "anche in presenza della figlia minore" l'ha colpita "con calci e pugni, con il cavo del carica batteria e con una cinghia di una borsetta". E dopo le botte "le imponeva di non alzare lo sguardo da terra".
Era imputato anche per lesioni, perché ferì la donna con un coltello

alla gamba destra, "dicendole che gli 'andava di farlo' e in un'altra occasione" le causò "delle ecchimosi colpendola con il caricabatterie del cellulare e con il laccio di pelle di una borsa". Si è anche sfogato sulla figlia neonata, in particolare prendendola a schiaffi "perchè di sesso femminile e non maschile, come lui avrebbe voluto".
È stato condannato, inoltre, anche per sequestro di persona perché era solito chiudere a chiave la moglie "dentro l'abitazione, impedendole di uscire". Infine, le violenze sessuali contestate perché "in tre occasioni" la costrinse a subire abusi. Il giudice ha condannato l'afgano per tutti i reati a 3 anni e 8 mesi di carcere in abbreviato, ossia con lo sconto di un terzo sulla pena previsto. E anche al risarcimento danni alla donna e alla bimba, che ora vivono in una comunità. L'uomo invece, una volta espiata la pena, dovrà essere espulso.