Sport, 19 novembre 2018

Il presidentissimo e la Stella del Sud

LUGANO - Il responsabile dello Sport del Giornale del Popolo di allora Aristide Cavaliere decise di mandare in avanscoperta il garzone di bottega: in redazione c’era bisogno di giornalisti formati per la chiusura, entro mezzanotte il giornale avrebbe dovuto essere pronto per andare in macchina. Il giovane collaboratore andasse dunque là a raccogliere quello che passava il convento. “Vai al primo piano del ristorante Olimpia in Piazza Riforma e scopri cosa sta succedendo”.Quella sera di fine gennaio 1978 nel classico ritrovo dei luganesi si stava svolgendo una riunione drammatica, presenti tutti i vertici dell’HC Lugano, a cominciare dal compianto presidente Ronchetti.

La situazione era grave: il club era sommerso dai debiti e correva il rischio di fallire. Fu una serata lunga e sofferta, i pessimisti era convinti che fosse finita. Poi, attorno alle 23 ecco che uno dei presenti al consesso, dopo aver lasciato i colleghi ed essere sceso al pianterreno, affermò quasi sollevato: “Forse c’è uno spiraglio”. Bastarono quelle parole per motivare il giornalista in erba, che subito si precipitò al telefono del bar e chiamò in redazione: “Ferma la pagina, c’è una novità. O meglio: una speranza”. 

Il giorno dopo il GdP uscì con la notizia che il Lugano avrebbe potuto salvarsi. Detto fatto, qualche mese dopo il club venne “rilevato” da un terzetto mica male e assai agguerrito: l’ingegner Geo Mantegazza, uno degli uomini più ricchi della Svizzera, l’avvocato Erasmo Pelli, futuro municipale di Lugano, e il fiduciario di“grido” Severo Antonini. L’obiettivo era chiaro: tirar fuori l’HCL dal mare tempestoso dell’insolvenza e condurlo in un porto sicuro in cui potesse finalmente tornare ad essere competitivo, come lo era stato ad inizio Anni Settanta, quando fu promosso in Lega Nazionale A. Era nato il famoso triumvirato Mantegazza-Pelli-Antonini, ossia la genesi del Grande Lugano hockeistico. Ma presto, subito dopo che la situazione amministrativa fu sistemata, sul ponte di comando restò solo l’ingegnere. Uomo tutto d’un pezzo, risoluto, visionario e e straordinariamente umile (“ Mio padre mi ha insegnato l’umilta” ha
detto recentemente la figlia Vicky, attuale presidente del Lugano).

Con lui stava per iniziare la splendida avventura di quella che un giornalista definirà in seguito “la Stella del Sud”.

Proprio nei giorni scorsi quel signore che ha rivoluzionato l’hockey svizzero ha compiuto 90 anni, circondato dall’affetto della sua famiglia e da un sentimento di profonda stima e riconoscimento di tutti i tifosi, giovani e vecchi. Geo, per la cronaca, non ha mai mollato: è sempre molto attento alla vita della società che lui ha rilanciato 40 anni fa, anche se non è più presidente. I suoi consigli sono sempre ascoltati e molto preziosi. Ma non solo: ogni tanto capita di vederlo entrare negli spogliatoi a salutare giocatori e allenatori. La sua è una presenza discreta, quasi silenziosa. Incute rispetto e deferenza.
Imprenditore di successo di lungo corso, Geo Mantegazza ha avuto il gran merito di trasformare una realtà provinciale e sotto strutturata come l’HCL in una vera e propria azienda quando tutti gridavano contro i presunti milionarios: “il Lugano vince perché ha i soldi dell’ingegnere”, oppure “sono vittorie contro natura”.

Nel corso degli anni, il presidentissimo ha però fatto scuola, meritandosi gli elogi anche di chi prima lo criticava aspramente. Una delle sue più grandi intuizioni fu naturalmente quella di portare sulle rive del Ceresio John Slettvoll, tecnico svedese dal carattere forte e impossibile. Con lui cambiò non solo il modo di interpretare l’hockey a Lugano ma in tutta la Svizzera. Fu la morte del dilettantismo. Come prima cosa vennero intenfisicati gli allenamenti, e poi venne introdotto il concetto di squadra. I singoli del servizio del collettivo. Anche Arrigo Sacchi approverebbe. Fu l’inizia dell’epopea bianconera, che ebbe come effetto quello di svegliare società che erano ferme sul posto da anni. In primis Berna e Zurigo.

Un rivoluzionario nel vero senso della parola. Che i calciofili luganesi hanno rimpianto a lungo. Prima di diventare il presidente del Lugano versante hockey era stato contattato da un luogo tenente della dirigenza targata FCL. Non se ne fece nulla. Gli hockeistici bianconeri ringraziano.

MDD

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