Mondo, 10 dicembre 2018

L'altra faccia dell'immigrazione: in Serbia non sanno come fermare lo spopolamento

L'immigrazione non è un fenomeno che causa danni e squilibri solo nei paesi che la subiscono. Anche nei paesi da cui partono gli immigrati spesso e volentieri si è confrontati con conseguenze che peggiorano le condizioni di vita di coloro che rimangono. Oltre al fenomeno relativamente conosciuto della “fuga dei cervelli”, ossia la partenza di persone particolarmente qualificate che lasciano il paese in cui sono cresciuti e hanno studiato per trasferirsi in paesi con condizioni di lavoro migliori, vi è il fenomeno, forse ancora più devastante, dello spopolamento.

La Serbia, un paese che si svuota

È la situazione a cui è confrontata la Serbia, una delle nazioni con il tasso di natalità più bassi d'Europa, di 1,5 figli per donna quando un paese necessita di almeno 2,1 figli per donna per poter mantenere stabile la popolazione. La conseguenza è che il governo serbo ora è costretto a introdurre misure al limite della disperazione per incentivare la nascita di nuovi figli. Come quella di incentivare la costruzione di edifici bassi “in modo che la gente senta le grida dei bambini nei giardini e nei cortili e sia invogliata a fare figli”, secondo le parole della ministra della demografia Slavica Djukic Dejanovic, o pagando le donne per stare a casa a fare figli. 

L'urgenza di invertire il trend demografico è resa evidente dalle previsioni ONU sulla crescita, o meglio decrescita, demografica del paese balcanico: se il paese non riuscirà a invertire la tendenza nel 2050 la Serbia avrà perso il 15% della sua popolazione attuale.

Per questo, riporta il portale romando Le Matin, all'inizio del 2018, il governo ha lanciato una campagna nazionale in cui tutti potevano proporre uno slogan. "Mamma, non voglio essere solo. Papà, voglio un fratello, ""Basta parole! Che
si sentano le grida dei bambini", per fare qualche esempio di quelle tenute dal governo.

Le aziende che sostengono i propri dipendenti che diventano genitori riceveranno incentivi. E una nuova legge stabilisce aiuti fino a 250 euro al mese per dieci anni per molte famiglie con più di tre figli, somma significativa quando lo stipendio medio è di 400 euro. "Una madre che dà alla luce un terzo o quarto bambino riceverà 30'000 dinari dello stato per non fare nulla (...) se non stare a casa e accudire i bambini", ha detto il presidente Vucic.

Esodo dei giovani

La disoccupazione colpisce quasi un giovane su tre ed è mal compensata. Lavorando a tempo parziale, Kristina Markovic, una laureata in economia di 22 anni, vive con un disoccupato. "Vogliamo una famiglia ma non così tanto da non avere un lavoro stabile" con la sicurezza sociale che ne consegue, dice la giovane donna secondo la quale la nuova legislazione peggiora le cose per le donne con salari confortevoli.

Riceveranno solo 1'200 euro, e non più l'equivalente di cinque stipendi come prima. È il caso di Andrijana Marinkovic, 33 anni, madre di un bambino: "Fortunatamente, il mio datore di lavoro ha deciso di pagare la differenza, il che mi consente di rimanere in congedo di maternità. Altrimenti, sarei dovuto tornare al lavoro".

Secondo il ministro Djukic Dejanovic, "ogni anno abbiamo 1'000 famiglie in meno che accolgono un primo figlio". "Quelli che lasciano la Serbia hanno un'età media di 27,8 anni", un'età “in cui dovrebbero diventare genitori". "Dobbiamo affrontare la questione dell'emigrazione, che la Serbia non ha fatto per il momento. La sfida non è solo quella di convincere i serbi ad avere figli, ma di persuaderli a farli nel loro paese”.

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