Mondo, 15 gennaio 2019
Brexit: accordo con l'UE nettamente respinto dal parlamento britannico
Per la premier britannica Theresa May si trattava oggi del giorno più lungo: la Camera dei Comuni votava infatti sull'accordo con l'Unione europea per la Brexit..
Il voto dei Comuni era previsto per la tarda serata di oggi. La bocciatura dell'accordo era già piuttosto scontata, e per Theresa May era più questione di limitare l'ampiezza della bocciatura. Invece il no della camera dei comuni è stato massiccio, con 432 voti contrari. Una sconfitta clamorosa da parte del governo britannico che adesso rischia grosso.
Ma per la May non potevano essere sorprese: il fronte dell'opposizione è apparso subito compatto e trasversale. I brexiter più convinti del Partito Conservatore, i Laburisti e i nord-irlandesi del Dup avevano già confermato la volontà di votare contro l'accordo siglato con l'Unione europea.
Durante il discorso alla Camera, la premier ha affermato che "stanotte capiremo se vogliamo andare avanti con l'uscita" dall'Unione europea. La premier britannica ha detto di non volersi "arrendere" né revocando l'articolo 50 che regola l'uscita di uno stato UE dall'unione né annullando la Brexit.
E questo perché, secondo la leader dei conservatori, il governo ha il "dovere di dare attuazione alla decisione democratica" compiuta nel 2016, quando il popolo britannico "ha votato per avere un accordo di uscita dall'Ue". La premier ha poi strigliato anche i suoi: "se alcune persone pensano che bocciando l'intesa negoziata tra Londra e Bruxelles potranno far
sì che il governo britannico torni a Bruxelles per negoziare un accordo migliore, si sbagliano".
"Sappiamo le conseguenze di votare per questo accordo, sono bianco su nero, ma nessuno che voterà contro può dire esattamente" che cosa succederà", perché "un voto contro non è altro che un voto per incertezza, divisione e rischio concreto di no deal o di no Brexit. Non deve esser in questo modo, possiamo scegliere certezza e non incertezza, unità e non divisione, possiamo scegliere di mantenere la nostra promessa".
Ma i suoi appelli non sono serviti a evitare la sconfitta. Il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, ha presentato subito una mozione di sfiducia che sarà discussa domani. La May ha dichiarato di essere pronta ad affrontarla e ha concluso dicendo che, se sarà bocciata la sfiducia, continuerà a lavorare in uno "spirito costruttivo".
Dichiarazioni dei protagonisti a parte, la posizione attuale del Regno Unito è quella di un uscita senza accordo con l'Unione europea il 29 marzo prossimo. Ma molto può cambiare sino ad allora, compreso nuove elezioni generali, sia in caso di sfiducia della May o per decisione del governo stesso. Un'altra ipotesi è quella di chiedere all'UE nuove negoziazioni e, in caso di risposta affermativa, il termine del 29 marzo potrebbe slittare. Più remota invece l'ipotesi di un nuovo referendum per cercare di ribaltare l'esito del 2016, richiesto da una parte dei laburisti che si dicono convinti che il popolo britannico ha nel frattempo cambiato idea sull'uscita dell'Unione europea.