Come c’era da attendersi, dopo lungo tergiversare, giovedì è uscita la presa di posizione del governicchio sullo sconcio accordo quadro istituzionale (ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE; giudici stranieri; fine delle misure accompagnatorie alla libera circolazione; obbligo di adeguarsi alla direttiva comunitaria sulla cittadinanza; eccetera eccetera).
Perché il lungo tergiversare? Perché evidentemente i ministri del triciclo PLR-PPD-P$$ - ovvero Vitta, Beltrasereno e Bertoli - si stavano arrampicando sui vetri per smussare il Njet proposto dai leghisti Zali e Gobbi.
Imbarazz tremend imbarazz
I due Consiglieri di Stato della Lega sono infatti stati lapidari (bravi!): la nostra sovranità ed i nostri diritti popolari non si svendono. Meno che mai in cambio di presunti vantaggi economici (?) ad esclusivo beneficio della grande economia targata PLR. Che poi ringrazia licenziando svizzeri, assumendo stranieri a basso costo e delocalizzando.
I Consiglieri di Stato del triciclo si sono invece trovati in una situazione di imbarazz, tremend imbarazz.
Senza dubbio avranno maledetto la tempistica della consultazione. Infatti, loro lo sconcio accordo quadro istituzionale lo vogliono eccome. Tali sono infatti gli ordini di scuderia arrivati dai partiti nazionali. Però evidentemente non possono dirlo. Non in Ticino. Non adesso. Non a tre settimane dalle elezioni cantonali. Perché il risultato sarebbe una meritatissima ASFALTATURA nelle urne.
La situazione è chiarissima: i ticinesi non vogliono lo sconcio accordo quadro e la conseguente fine della nostra sovranità ed indipendenza. I politicanti della partitocrazia cameriera dell’UE, invece, lo vogliono.
Sicché gli esponenti del triciclo in governicchio hanno dovuto stringere i denti ed accodarsi ai due leghisti, nel contempo facendo il più possibile per annacquare l’inevitabile No. Un esercizio di pura ipocrisia elettorale all’insegna del noto principio: “in temp da guera (e di elezioni) piisée ball che tera
Senza la minaccia elettorale
Una cosa l’ha capita anche il Gigi di Viganello: se il termine della consultazione sullo sconcio accordo quadro fosse scaduto dopo le elezioni, ovvero se i signori Consiglieri di Stato della partitocrazia fossero stati liberi di esprimere le proprie posizioni senza il rischio di provocare un’emorragia di schede ai rispettivi partiti, a dire No sarebbero rimasti (come al solito)