Svizzera, 01 aprile 2019
Per quattro anni ha abusato sessualmente della richiedente l'asilo che aveva assunto
Un datore di lavoro di 56 anni, proprietario di una panetteria a Bienne nel canton Berna, che per quattro anni ha abusato sessualmente della sua apprendista è comparso giovedì scorso davanti al tribunale regionale del Giura bernese a Bienne per essere processato. L'uomo ammette le relazioni sessuali ma nega che ci sia stata coercizione, sostenendo di “non aver capito” il rifiuto dell'apprendista, una 26enne richiedente l'asilo, la cui domanda era stata rifiutata ed era in possesso solo di un permesso temporaneo (F). Era stata assunta dal 56enne nell'ambito di un progetto d'integrazione per rifugiati.
Come riferisce il quotidiano bernese “Bieler Tagblatt”, l'accusa di coercizione sessuale e abuso di autorità era stata sollevata dalla dipendente, la quale si sarebbe sentita tradita dal proprio datore di lavoro. La giovane donna, nata nel 1993, sostiene di essere stata regolarmente abusata tra il 2011 e il 2015.
"Il capo ha fatto cose sessuali con me", ha detto l'accusatrice con un certo pudore. Con queste "cose" si riferisce a atti di sesso orale "premendo la testa contro il pavimento", secondo la versione sostenuta dal presidente della corte, che enfatizzava il cinismo del "capo".
"Gli
ho detto che non posso farlo. Che non ho il diritto di farlo", ha raccontato la vittima. L'uomo dava l'impulso, la giovane continuava. Aveva una scelta? Il dominio esercitato dall'uomo sulla donna era “psicologico piuttosto che fisico”, ma per i tre giudici si trattava comunque di coercizione. "Tu eri il suo capo!", ha martellato il giudice.
Il 56enne, padre di famiglia e tutt'ora sposato, ha ammesso di non essere più soddisfatto del suo matrimonio e di aver “ricompensato” la giovane 26enne con dei prestiti di denaro che usava per attirarla nel suo ufficio, dove avevano luogo gli atti sessuali. In seguito non chiedeva mai i soldi indietro. “Riteneva di essere ripagato in natura?” gli ha lanciato uno dei giudici, che l'ha accusato di aver approffitato della situazione finanziaria e legale precaria della donna.
Quest'ultima ha infatti raccontato di credere che, se avesse perso il suo impiego, gli sarebbe stato ritirato il suo permesso F, per questo si era piegata alle richieste umilianti del suo datore. Dopo aver presentato denuncia contro l'uomo nel 2015, la giovane ha lasciato il suo impiego nella macelleria ed è tutt'ora senza lavoro. La sentenza della corte è attesa entro venerdì.