IL CONTESTO - Siamo all’inizio degli Anni Ottanta. In Svizzera dominano le grigionesi e il Bienne mentre l’hockey ticinese ha compiuto il primo importante passo verso la gloria. Lugano e Ambrì Piotta sono finalmente salite nella massima serie ed entrambe puntano, in uno spazio di tempo ragionevolmente breve, a diventare protagoniste.
Le due squadre hanno appena festeggiato la doppia promozione in Lega Nazionale A e il Ticino è pronto ad ospitare un amichevole di lusso. Alla Resega si gioca infatti Svizzera-Italia. I rossocrociati giocano nel gruppo B e preparano i Mondiali di categoria che disputeranno a Klagenfurt. Gli azzurri, che sono tornati dopo tanti anni nel gruppo A, affilano le armi per la trasferta in Finlandia, dove cercheranno di difendere il posto nella massima serie. La nostra rappresentativa fatica maledettamente: sono anni difficili, di risultati scarsi e di continui cambiamenti sulla panchina. Il gruppo B è la “casa” degli elvetici, che sognano di giocare contro squadroni come l’Unione Sovietica, il Canada e la Cecoslovacchia ma hanno mezzi tecnico-fisici limitati.
Per la stagione 1981/1982 il team è affidato a Lasse Lijlia, tecnico dell’Arosa. Vulcanico, scontroso e pure rodomontesco, lo svedese si mette alla guida della Nazionale con un unico obiettivo: riportarla nell’élite mondiale. Ma attorno a lui (e alla squadra) c’è diffidenza. La base è costituita dai giocatori del Davos, dell’Arosa e del Bienne. Ma in rosa c’è un giovane talento fortissimo, Jòrg Eberle, attaccante dell’Herisau che fa gola a tanti club. Verrà acquistato dal Davos, prima di decollare definitivamente nel Grande Lugano di lì ancora da venire.
ORIUNDI - Il test della Resega è alquanto stimolante per i nostri. L’avversario è tosto e rognoso.
È l’Italia di Dave Chambers, promossa l'anno prima nel gruppo A, e la cui rosa è infarcita di giocatori oriundi canadesi e americani. La federazione della Vicina Repubblica ha cambiato le regole sugli stranieri aprendo ai giocatori dal doppio passaporto o che possano dimostrare di avere parenti italiani. L’Italia assorbe dunque il gioco e i modi di fare dei giocatori provenientidal Nordamerica. In primis l’atteggiamento
Le due squadre hanno appena festeggiato la doppia promozione in Lega Nazionale A e il Ticino è pronto ad ospitare un amichevole di lusso. Alla Resega si gioca infatti Svizzera-Italia. I rossocrociati giocano nel gruppo B e preparano i Mondiali di categoria che disputeranno a Klagenfurt. Gli azzurri, che sono tornati dopo tanti anni nel gruppo A, affilano le armi per la trasferta in Finlandia, dove cercheranno di difendere il posto nella massima serie. La nostra rappresentativa fatica maledettamente: sono anni difficili, di risultati scarsi e di continui cambiamenti sulla panchina. Il gruppo B è la “casa” degli elvetici, che sognano di giocare contro squadroni come l’Unione Sovietica, il Canada e la Cecoslovacchia ma hanno mezzi tecnico-fisici limitati.
Per la stagione 1981/1982 il team è affidato a Lasse Lijlia, tecnico dell’Arosa. Vulcanico, scontroso e pure rodomontesco, lo svedese si mette alla guida della Nazionale con un unico obiettivo: riportarla nell’élite mondiale. Ma attorno a lui (e alla squadra) c’è diffidenza. La base è costituita dai giocatori del Davos, dell’Arosa e del Bienne. Ma in rosa c’è un giovane talento fortissimo, Jòrg Eberle, attaccante dell’Herisau che fa gola a tanti club. Verrà acquistato dal Davos, prima di decollare definitivamente nel Grande Lugano di lì ancora da venire.
ORIUNDI - Il test della Resega è alquanto stimolante per i nostri. L’avversario è tosto e rognoso.
È l’Italia di Dave Chambers, promossa l'anno prima nel gruppo A, e la cui rosa è infarcita di giocatori oriundi canadesi e americani. La federazione della Vicina Repubblica ha cambiato le regole sugli stranieri aprendo ai giocatori dal doppio passaporto o che possano dimostrare di avere parenti italiani. L’Italia assorbe dunque il gioco e i modi di fare dei giocatori provenientidal Nordamerica. In primis l’atteggiamento
duro e provocatorio che tengono sul ghiaccio. Il BluePeam, come verrà chiamato in seguito, diventa un’autentica mina vagante e per alcuni anni riuscirà a ritagliarsi uno spazio discreto nell’ambito dell’hockey europeo.
A Lugano si presenta dunque in gran spolvero: battere la Svizzera, rappresentante di un hockey comunque superiore per qualità, è una occasione troppo ghiotta... E così l'11 marzo 1982, di fronte a quasi 6 mila spettatori (!), va in scena il derby. Inutile dire che le previsioni della vigilia si rivelano azzeccate: gli azzurri giocheranno alla morte, come se fosse una finale!
A Lugano si presenta dunque in gran spolvero: battere la Svizzera, rappresentante di un hockey comunque superiore per qualità, è una occasione troppo ghiotta... E così l'11 marzo 1982, di fronte a quasi 6 mila spettatori (!), va in scena il derby. Inutile dire che le previsioni della vigilia si rivelano azzeccate: gli azzurri giocheranno alla morte, come se fosse una finale!
Leader della squadra è tale Jim Corsi, portiere già dei Quebec Nordiques e degli Edmonton Oilers. Un idolo, lui, per i suoi tifosi, un ottimo portiere e naturalmente un grande provocatore. Vestirà con successo le maglie di Gardena, Bolzano e soprattutto dei Mastini di Varese.
COLPI PROIBITI - Che la partita non abbia nulla di amichevole lo si capisce dalle prime battute. Gli azzurri la mettono sulla rissa e le penalità fioccano. Ci sono naturalmente le bagarre, di cui i... canadesi sono maestri, e verso il 15’ l’arbitro rimanda tutti negli spogliatori una prima volta. Con la promessa che le due squadre giocheranno solo all’hockey, Edelmann riprende poi la sfida ma verso il 49’ è costretto a sospenderla definitivamente per le intemperanze degli azzurri. Il portiere Corsi viene espulso ma il suo coach Chambers gli intima di restare in porta. A questo punto, il pubblico si scatena e comincia a gettare oggetti in pista. Gli italiani sono irremovibili e così lo “zebrato” manda tutti negli spogliatoi.
Stavolta per sempre. E dalle tribune fioccano i fischi e gli insulti. Un paio di giocatori azzurri cercano di farsi giustizia aggredendo alcuni spettatori piazzati a bordo pista. Per fortuna intervengono gli addetti alla sicurezza. Tutto finito? No, perché ore dopo nei pressi dell’hotel Residenza di Castagnola, dove è alloggiata la nazionale ospite, alcuni tifosi svizzeri inscenano una rumorosa e polemica protesta anti-Italia.
L’intervento della polizia calma definivitamente le acque. Ma che serata, ragazzi...
A.L.