LUGANO - Dal 27 ottobre 2019 al 15 marzo 2020, il Museo d’arte della Svizzera italiana ha il piacere di presentare una grande mostra personale dedicata a Julian Charrière, giovane artista svizzero tra i più innovativi e promettenti della sua generazione. L’esposizione Towards No Earthly Pole è concepita intorno all’omonima e inedita opera video, per la realizzazione della quale l’artista ha esplorato località remote dalle condizioni climatiche estremamente ostili. Il progetto espositivo sarà in seguito presentato, in una versione riadattata, all’Aargauer Kunsthaus di Aarau e al Dallas Museum of Art.
Julian Charrière si è imposto sin da subito sulla scena dell’arte contemporanea come un esploratore moderno, noto per una ricerca artistica concettuale che attraversa e combina varie discipline, dalla geologia all’archeologia, dalla fisica alla storia. Padroneggiando performance, scultura, fotografia e video, il suo lavoro offre nuovi e inaspettati punti di vista su alcune delle questioni al centro della nostra epoca e dell’umanità in generale. L’artista è spesso in viaggio, recandosi nelle aree più remote del pianeta con forte identità geopolitica – ad esempio vulcani, ghiacciai, siti radioattivi –, per esplorare con metodi e materiali non convenzionali le tensioni e l’inestricabile legame tra civiltà umana e paesaggio naturale.
L’idea del progetto Towards No Earthly Pole nasce nel 2017 quando Charrière è invitato su una nave di ricercatori russi a percorrere il canale di Drake, tra capo Horn e le isole Shetland Meridionali. L’impatto concreto con il paesaggio dell’Antartide e il confronto con la storia delle esplorazioni di inizio Novecento hanno dato avvio all’opera, portandolo poi sui ghiacciai svizzeri del Rodano e dell’Aletsch, sul Monte Bianco, in Islanda e in Groenlandia.
Il titolo della mostra e del progetto riprende un verso che il poeta inglese Alfred Tennyson dedica a John Franklin – deceduto insieme a tutto il suo equipaggio nell’ultima famosa spedizione polare del 1845 – e crea un legame immediato con l’universo delle esplorazioni ottocentesche e di inizio Novecento. All’epoca i poli terrestri e i ghiacciai erano le ultime regioni da conquistare e cartografare, le frontiere finali per l’uomo, piene di segreti ed estremamente ardue da attraversare. Oggi sono considerati fragili ecosistemi da proteggere, simboli centrali dell’antropocene, ma allo stesso tempo rimangono i luoghi più estranianti della terra e maggiormente ostili nei confronti degli esseri viventi. Paesaggi che, nonostante la maggior parte dell’umanità non abbia mai visitato, sono da sempre presenti nell’immaginario geografico collettivo e attraverso fotografie, riprese storiche e la letteratura, esercitano un grande fascino sull’uomo.
L’esposizione al MASI è concepita come un diorama nel quale il visitatore potrà addentrarsi. Intorno alla proiezione centrale, Charrière ha realizzato un’installazione ambientale, trasformando l’intero spazio espositivo in uno scenario che riecheggia i principali soggetti e le tematiche dell’opera video. L’artista vuole amplificare la visita dello spettatore con un’esperienza sensoriale e rendere più intensa la relazione tra chi osserva e il paesaggio rappresentato.
I luoghi dell’artico e dei ghiacciai sono profondamente differenti dalla quotidianità conosciuta. I suoni, la luce, la materia vissuti durante le esplorazioni sono elementi fondamentali nel processo di scoperta: un insieme di sensazioni che restituiscono al paesaggio una forza e un mistero antichi, tra bellezza e minaccia, che ne sottolineano l’entità propria anche se mai libera dalla presenza dell’uomo, come a voler ricordare che le attività umane rivaleggiano ormai con le grandi forze naturali, stravolgendo i rapporti tra cultura e natura e la poetica romantica legata agli stessi.
Nell’installazione ambientale, accanto a reinterpretazioni di lavori precedenti, saranno esposti
alcune opere inedite, realizzate dall’artista in occasione della mostra al MASI e per le quali si è confrontato con soggetti e risorse naturali locali, collaborando in parte con artigiani ticinesi.
Attraverso la sua ricerca artistica, Charrière rinstaura un dialogo con il paesaggio e spinge a ritrovare la condizione di stupore che anticamente l’uomo provava nei suoi confronti: come l’uomo agisce sul paesaggio questo agisce su di lui e dove i moti si incontrano nasce l’opera d’arte.
Julian Charrière – Towards No Earthly Pole è realizzata grazie al main partner Credit Suisse, al partner scientifico Fondazione IBSA per la ricerca scientifica, allo sponsor della mostra La Prairie, al supporto di Pro Helvetia, Ernst Göhner Stiftung, Stanley Thomas Johnson Foundation, Fondation Coromandel ed Erna und Curt Burgauer Stiftung.
Note biografiche
Nato a Morges, in Svizzera, nel 1987, Julian Charrière attualmente vive e lavora a Berlino.
Nel 2011 frequenta l’Institut für Raumexperimente (Istituto per esperimenti spaziali) dove è studente di Olafur Eliasson.
Durante la sua carriera Charrière ha esposto il suo lavoro – sia individualmente sia come membro del collettivo d'arte ‘Das Numen’ a Berlino – in musei e istituzioni di tutto il mondo, tra cui Parasol Unit Foundation for Art di Londra, Regno Unito; Musée Cantonal des Beaux-Arts di Losanna, Svizzera; Centre Culturel Suisse di Parigi, Francia; Palais du Tokyo, Parigi, Francia; Haus der Kulturen der Welt di Berlino, Germania; Kunsthalle Wien di Vienna, Austria; Neue Nationalgalerie di Berlino, Germania; Reykjavik Art Museum, Islanda; Museum of Contemporary Art di Tokyo, Giappone; la Biennale di Kochi-Muziris, India, la 12a Biennale di Lione, Francia e la 57a Biennale di Venezia, Italia. Attualmente ha inaugurato la sua prima mostra personale in un’istituzione italiana, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (All We Ever Wanted Was Everything and Everywhere).
Charrière è stato insignito di numerosi premi prestigiosi tra cui il Kiefer Hablitzel Award durante gli Swiss Art Awards, nel 2013 e nel 2015, e il Kaiserring Stipendium für junge Kunst nel 2016.
Evento La Scienza a regola d’Arte
A novembre Julian Charrière sarà protagonista del sesto appuntamento de La Scienza a regola d’Arte, un ciclo di conversazioni fra esponenti del mondo scientifico e artistico ideato e realizzato dal MASI e dalla Fondazione IBSA per la ricerca scientifica. Attraverso questa, i due istituti estendono il proprio ambito di interesse e di approfondimento anche a temi apparentemente distanti dai loro mandati, assecondando una realtà in cui la relazione fra arte, scienza, tecnologia e ricerca è ormai così stretta da risultare spesso inscindibile.
Seconda tappa della mostra
Julian Charrière – Towards No Earthly Pole
Aargauer Kunsthaus, Aarau 16 maggio – 16 agosto 2020
MASI Lugano
Il Museo d'arte della Svizzera italiana (MASI Lugano), fondato nel 2015, in pochi anni si è affermato come uno dei musei d'arte più visitati in Svizzera, ponendosi come crocevia culturale tra il sud e il nord delle Alpi, tra l'Europa latina e quella germanica. Nelle sue due sedi - quella presso il centro culturale LAC e quella storica di Palazzo Reali - offre una ricca programmazione espositiva con mostre temporanee e allestimenti della Collezione sempre nuovi, arricchiti da un programma in più lingue di mediazione culturale per visitatori di tutte le età. L'offerta artistica è arricchita dalla collaborazione con la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati - parte del circuito del MASI - interamente dedicata all'arte contemporanea. Il MASI è uno dei musei svizzeri sostenuti dall'Ufficio federale della cultura ed è anche uno degli "Art Museums of Switzerland", il gruppo di musei selezionati da Svizzera Turismo per promuovere l'immagine culturale del Paese in tutto il mondo