*Di Giorgio Ghiringhelli
“Colpire una consorte indisciplinata con colpi leggeri può essere considerato lecito qualora altre misure, come il dialogo, non dovessero avere effetto” : questa la frase “choc” pronunciata nell’agosto scorso, durante un sermone nella moschea di Kriens, da un imam iracheno di 38 anni . La vicenda era venuta a galla grazie a un articolo della SonntagsZeitung pubblicato il 6 ottobre , e il giorno dopo il ministero pubblico cantonale aveva deciso di aprire un’inchiesta che potrebbe sfociare in un procedimento penale. Dopo le rivelazioni del giornale lucernese, il Comitato direttivo della moschea decise di licenziare l’incauto imam. Il presidente della Comunità islamica di Lucerna , Petrit Alimi, ha poi cercato di prendere le distanze dall’affermazione fatta dall’imam, ricordando che secondo il Profeta “l’uomo migliore è quello che si comporta nel migliore dei modi con la propria moglie”.
Più o meno la stessa cosa aveva dichiarato al domenicale Il Caffè l’allora portavoce della Comunità islamica ticinese, Ola Himmat, quando nel 2010 il presidente del Consiglio centrale islamico svizzero, Nicholas Blancho, nel corso di un dibattito televisivo, aveva detto che “picchiare le donne fa parte della libertà religiosa”. Interpellata dal giornale per un parere, la signora Himmat aveva dichiarato che “picchiare le donne non fa parte dell’islam e anche nel Libro Santo si legge che il Profeta non ha mai alzato un dito contro le sue mogli” (cfr. Il Caffè del 25 aprile 2010).
Cambiare l’imam... o cambiare il Corano ?
Come al solito i giornalisti hanno preso per oro colato queste affermazioni rassicuranti , senza darsi la pena di interpellare qualche critico esperto di islam per una verifica. Se l’avessero fatto avrebbero scoperto che l’affermazione secondo cui picchiare le donne non fa parte dell’islam era una grossolana bugia e che per il resto entrambi i portavoce delle Comunità islamiche avevano detto solo mezze verità, citando talune frasi o episodi effettivamente attribuiti al Profeta dai suoi biografi ma guardandosi bene dal citare altre sue affermazioni assai più “problematiche” e soprattutto omettendo di dire che nel Corano vi è un versetto ben più autorevole – in quanto rivelato da Allah - che autorizza esplicitamente, e in modo imperativo, a picchiare le mogli disobbedienti (“insubordinate”) .
Insomma, l’imam licenziato a Kriens per aver detto una scomoda verità contenuta nel Corano è solo un capro espiatorio, e al suo posto ne verrà assunto un altro che, seppur più furbo, sarà con grande probabilità altrettanto radicale, perché si possono cambiare tutti gli imam che si vogliono e anche aprire scuole per la formazione di imam in Svizzera, ma il Corano resterà sempre quello, in qualsiasi parte del mondo, e chi è chiamato a insegnarlo e a diffonderlo non potrà modificarne il contenuto a proprio piacimento , a meno di un’auspicabile ma quasi impossibile riforma dell’islam a livello mondiale. Al massimo, durante i sermoni fatti in pubblico, l’imam di turno potrà avere l’accortezza di mettere in risalto i versetti pacifici e conformi alla nostra Costituzione, limitandosi a predicare quelli violenti a un pubblico “selezionato” ....ma in privato.
Prevale il principio della libertà espressione ?
Da notare che già una decina di anni fa ( cfr. il Corriere dell’11 settembre 2010) il presidente del tribunale penale di Basilea aveva prosciolto dall’accusa di istigazione al crimine e alla violenza un uomo di 34 anni, segretario della locale comunità islamica, il quale nel corso di un documentario mandato in onda dalla televisione della Svizzera tedesca aveva affermato che picchiare la moglie è un atto giustificabile dal punto di vista religioso. In quel caso, la pubblica accusa aveva richiesto una condanna pecuniaria di 600 franchi, ma il presidente del tribunale decise di prosciogliere l’imputato ritenendo che a prevalere dovesse essere il principio della libertà di espressione. Sarà dunque interessante vedere cosa decideranno i magistrati nel caso dell’imam di Kriens...
Certo, la libertà di espressione e di religione sono una bella cosa, se non se ne abusa, ma come ogni libertà hanno dei limiti. Nel caso concreto, ad esempio, sia il diritto svizzero e sia il diritto internazionale criminalizzano la violenza coniugale e considerano i rapporti sessuali non consenzienti come uno stupro. In particolare l’articolo 4 della “Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne”, adottata dall’ONU nel 1993, stabilisce che “Gli Stati dovrebbero condannare la violenza contro le donne e non dovrebbero appellarsi ad alcuna consuetudine, tradizione o considerazione religiosa al fine di non ottemperare alle loro obbligazioni quanto alla sua eliminazione”. Una norma che deve essere sfuggita al presidente del tribunale penale di Basilea...
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