Svizzera, 21 dicembre 2024

Il Consiglio federale annuncia la fine dei negoziati con l'UE

Il Consiglio federale ha annunciato venerdì di aver preso atto del fatto che "i capi negoziatori della Svizzera e dell'Unione europea hanno concluso le loro discussioni materiali con un risultato positivo". Dall'adozione del mandato negoziale per nuovi accordi bilaterali tra l'UE e la Svizzera l'8 marzo si sono svolte 197 sessioni negoziali e, per il CF, la conclusione di queste discussioni “rappresenta un passo importante verso la conclusione formale dei negoziati, prevista per la prossima primavera, con la sigla del testo finale degli accordi da parte dei due capi negoziatori”.

In generale, il Consiglio federale ha chiarito questo venerdì le sue intenzioni di stabilizzare e sviluppare la via bilaterale con l’Unione europea “come una necessità strategica in un contesto segnato dall’instabilità geopolitica e dalle crisi globali”. Aggiunge che “lo sviluppo del commercio, la cooperazione scientifica e la gestione congiunta delle sfide attuali sono essenziali per garantire la sicurezza e la prosperità della Svizzera. “Da quasi 25 anni la via bilaterale contribuisce largamente al successo del nostro Paese” aggiunge il governo.

Dopo l’abbandono dell’accordo quadro nel 2021, il Consiglio federale ha scelto di mantenere la via bilaterale seguita fino ad allora, puntando su un approccio settoriale per l’accesso al mercato interno dell’UE. Il Consiglio federale ha inserito tre nuovi accordi nei settori dell’elettricità, della sicurezza alimentare e della salute e oggi ritene “che gli obiettivi definiti nel mandato negoziale sono stati raggiunti in ciascuno dei settori interessati”. Le questioni istituzionali sono state direttamente integrate negli accordi sul mercato interno. Inoltre, le norme sugli aiuti di Stato si applicano solo in tre settori specifici: trasporto aereo, trasporto terrestre ed elettricità.

Nel delicato ambito della libera circolazione delle persone “l’obiettivo è stato raggiunto”, scrive il Consiglio federale, che vuole “mantenere un’immigrazione orientata alle esigenze dell’economia, limitare gli impatti sui sistemi sociali dotandosi di mezzi efficaci per combattere gli abusi e rispettare la Costituzione federale in materia di espulsione penale. I negoziati hanno permesso di mettere in atto “una clausola di salvaguardia per rispondere agli effetti imprevisti della libera circolazione. Sarà in grado di garantire in modo sostenibile la retribuzione e le condizioni di lavoro dei lavoratori distaccati, preservando al contempo l’attuale livello di protezione”.

Per quanto riguarda il cosiddetto “contributo di coesione”, la Svizzera si è impegnata a versare un importo finanziario aggiuntivo che riflette l’entità della sua cooperazione con l’UE tra la fine del 2024 e la fine del 2029. Durante questo periodo transitorio, l’impegno della Confederazione sarà di 130 milioni all’anno, una somma destinati a programmi e progetti nei Paesi partner della Svizzera nell'UE. Ma ciò avverrà solo a partire dall’entrata in vigore degli accordi pacchetto.

I negoziati hanno permesso inoltre di definire il meccanismo dei contributi regolari della Svizzera alla coesione all’interno dell’UE a partire dal 2030. Per il periodo 2030-2036 verrebbero versati 350 milioni di franchi all’anno per programmi e progetti comuni nei Paesi partner, in particolare per rispondere alle sfide comuni come la migrazione.



I lavori della Svizzera con l'Ue proseguono ora sugli aspetti giuridici e sulle traduzioni, con l'obiettivo di finalizzare gli accordi e procedere alla conclusione formale dei negoziati "prima della sigla del testo finale da parte dei due capi negoziatori". Il DFAE è responsabile, insieme agli altri dipartimenti, dell'elaborazione di un progetto di messaggio sul pacchetto complessivo Svizzera-UE. Il messaggio si concentrerà sul pacchetto di accordi, sulla legislazione svizzera adattata e sulle misure di accompagnamento. Il Consiglio federale dovrà decidere di aprire una consultazione ordinaria su questo progetto in Svizzera prima dell'estate del 2025, in vista di trasmetterlo al Parlamento, probabilmente all'inizio del 2026.

Il Consiglio federale si dice favorevole a un approccio che consiste nel raggruppare gli accordi volti a stabilizzare la via bilaterale (aggiornamento degli accordi esistenti, norme sugli aiuti di Stato, partecipazione ai programmi dell'UE e contributo svizzero) in un decreto federale chiamato di “stabilizzazione”.

I tre nuovi accordi – nei settori dell'elettricità, della sicurezza alimentare e della sanità – saranno presentati separatamente nei cosiddetti decreti federali “sviluppo”. Infine, “la decisione finale sulla struttura del pacchetto e sulla natura del referendum sarà presa dal Consiglio federale quando si aprirà la consultazione. La decisione finale, tuttavia, resterà di competenza delle Camere federali e infine, eventualmente, al popolo.

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