Mondo, 25 giugno 2020
Seattle, l'incubo della zona occupata dai manifestanti
L’illusione di riuscire a gestire quartieri senza la presenza della polizia nel nome del politicamente corretto naufraga a Seattle. Nelle scorse settimane, infatti, a seguito delle manifestazioni di Black Lives Matter nella città sullo stretto di Puget, alcuni attivisti hanno trasformato il quartiere di Capitol Hill in una “zona autonoma” senza polizia, completamente autogestita dai residenti, denominata “Capitol Hill Organized Protest”, o “Chop”. Ma l’utopia del municipalismo libertario-anarchico alla Bookchin ostile alle gerarchie, che tanto va di moda a sinistra, si è presto trasformata in un incubo. Nella giornata di lunedì, infatti, il sindaco di Seattle si è rivolto ai manifestanti sottolineando che “è ora che la gente torni a casa” e lasci il quartiere di Capitol Hill.
I manifestanti non saranno rimossi con la forza, ha spiegato il sindaco Jenny Durkan, ma la città lavorerà con le organizzazioni e con i leader della “protesta organizzata di Capitol Hill” per convincerli a lasciare l’area. “Siamo ancora in grado di accogliere persone che vogliono protestare pacificamente”, ha detto Durkan “ma l’impatto su imprese e residenti ha superato il limite”.
Seattle, morto un ragazzo di 19 anni in una sparatoria
Doveva essere “l’estate dell’amore”, come l’ha definita non più tardi di qualche giorno fa il sindaco democratico Jenny Durkan: l’assenza delle forze dell’ordine ha condotto la zona autonoma nel caos e nella violenza. Tre persone nel fine settimane sono state ferite a seguito di una sparatoria e un diciannovenne è stato ucciso. “Gli agenti hanno tentato di localizzare la vittima ma sono stati accolti da una folla violenta che gli ha impedito l’accesso alle vittime”, sottolinea la dichiarazione
ufficiale.
Come riporta La Repubblica, la polizia ha riferito di essere stata successivamente informata che i medici della zona occupata avevano portato due persone al Harborview Medical Center. Qui, per le ferite riportate, è morto il ragazzo di 19 anni. La polizia ha detto che un altro uomo è ricoverato in gravi condizioni, con ferite potenzialmente letali. Secondo la polizia una “folla violenta” ha impedito agli agenti di raggiungere la zona occupata della città. Domenica, in una seconda sparatoria, secondo quanto riferisce Susan Gregg, una portavoce dell’Harborview Medical Center, è stata ferita una diciassettenne, portata con un veicolo privato per il trattamento nella tarda notte di domenica sera e poi dimessa.
Ma le violenze non finiscono qui. Secondo quanto riportato dalla Cnn, alla polizia sono arrivate anche segnalazioni di stupro, incendi dolosi e danni a proprietà private. “Non possiamo ignorare la verità di ciò che sta accadendo qui”, ha detto il capo della polizia. “Riguarda la vita o la morte”. Da qui la decisione del Municipio di riacquisire il controllo della situazione, prima che la situazione degeneri ulteriormente.
La fine della “zona occupata”
Il presidente dell’Ordine di polizia dello Stato di Washington Marco Monteblanco, ha affermato a Fox News che se i manifestanti si rifiuteranno di andarsene, “la città dovrà prendere una decisione molto difficile”. Ovvero: bisognerà ricorrere alla forza per ristabilire l’ordine. “Le persone devono rendersi conto che ciò riguarda solo la sicurezza pubblica”, ha affermato. “Possiamo discutere sulla riforma della polizia e il cambiamento, ma allo stesso tempo la sicurezza pubblica deve essere garantita in quella zona”.
Roberto Vivaldelli / insideover.it