Sport, 06 luglio 2020

“ACB, splendida famiglia”

Faccia a faccia con Gaston Magnetti, fresco di rinnovo con i granata

BELLINZONA - Orlando Gaston Magnetti ha trovato a Bellinzona la sua giusta dimensione, sia sul piano sportivo che, soprattutto, su quello umano. Proveniente dal Chiasso, ha avuto il coraggio di scendere fino alla Seconda Lega Interregionale per iniziare un percorso importante e, grazie alla sua classe e al suo grande intuito offensivo, ha segnato reti a grappoli, conquistandosi pure la fascia di capitano.

Il coronavirus ha interrotto le attività sportive, e l’italo-argentino ad un certo punto voleva smettere ma l’ACB lo ha convinto a cambiare idea: detto fatto. Il buon Gaston ha così rinnovato per un altro anno il suo contratto.

Con lui abbiamo voluto ripercorrere alcune delle tappe più significative della sua carriera. Nato il 19 gennaio 1985 a Mariano Acosta, una cittadina a circa 40 km da Buenos Aires, Magnetti si è appassionato di calcio fin dalla tenera età.

Partiamo da lontano, quando ha cominciato a giocare a calcio?
Ho iniziato con la Scuola calcio, mi era subito piaciuto, pertanto ho continuato, travolto da una passione sempre più grande per questo sport, all’età di 7-8 anni. Gradualmente sono salito di categoria fino a giocare nella Serie B del mio paese con il Ferrocarril Oeste. I miei primi due anni da professionista li ho passato proprio lì. 

All’età di 22 ani lo… sbarco in Svizzera a Kriens, il contatto con il nostro mondo calcistico è stato a dir poco traumatico… 
Ho soggiornato nella località lucernese da febbraio fino a giugno. Devo ammettere che l’approccio è stato molto difficile perché sono passato dai 15'000 spettatori in Argentina ai 300-400 spettatori di questa piccola compagine. Ci sono stati anche degli aspetti positivi ma l’ambiente in generale era meno appassionato. Inoltre il livello del gioco era inferiore ed in più avevo anche problemi di natura linguistica. Ho comunque cercato di dare il massimo e questa esperienza mi è comunque servita per capire certe dinamiche svizzere.

Poi nel giugno del 2008 l’arrivo finalmente in Ticino, nel Chiasso diretto da Gianni Della Casa. 
Ho considerato questa proposta dopo aver fatto un provino. Mi ricordo che in quella stagione abbiamo perso la finale per salire in Challenge League, però ci siamo rifatti nel successivo campionato con Raimondo Ponte. Nella città di confine sono rimasto fino al 2012 prima di passare una prima volta nel Bellinzona che giocava in Super League quando presidente era Giulini, Degennaro direttore sportivo e Schällibaum allenatore. 

Il passaggio ed il contratto sembravano cosa fatta ma nella Capitale il numero eccessivo di stranieri in squadra le ha rovinato un po’ i piani. 
Infatti mi è stato impossibile restare a Belinzona, pertanto la società granata mi ha ceduto in prestito al Chiasso. 

Nel 2013 il ritorno nella capitale, l’anno del fallimento. 
Eravamo addirittura secondi in classifica, tutto stava andando bene alla guida di Andermatt. Poi il disastro, un vero peccato… 

Dopo il fallimento del club granata, la sua altalena è proseguita a Chiasso fino al 2015, prima della chiamata dell’ACB quando militava in Seconda Lega Interregionale. Ha avuto coraggio... 
Ho semplicemente creduto nel progetto del “nuovo” club di Paolo Righetti. So che è stata una scelta che taluni hanno definito azzardata, ma le argomentazioni che mi hanno dato i dirigenti sono state veramente convincenti. Bellinzona è una società importante, una piazza calcistica davvero unica, per la passione anche dei suoi tifosi. Anche oggi sono sicuro di aver preso la decisione giusta, l’ACB calcisticamente parlando merita almeno la Challenge League.

Qualcosa deve averla veramente convinta a passare nel Bellinzona. 
Probabilmente la grande passione e la competenza dei dirigenti. Ogni volta sono stato trattato bene, accolto in una splendida
famiglia. Tutti indistintamente hanno fatto il loro dovere mostrando professionalità ed onestà. 

Tanti gli allenatori che lei ha avuto, a Bellinzona in particolare Andermatt, Patelli, Jacobacci, Tirapelle e ultimamente Jemmi, ognuno con una propria filosofia calcistica. Chi di questi l’ha maggiormente convinta?
Ognuno ha dato qualcosa di importante, in particolare Patelli era molto bravo a gestire certe dinamiche del gruppo, mettendosi alla pari dei giocatori e dando loro una buona mentalità vincente. Jacobacci, dall’alto delle sue conoscenze ha saputo dare una certa professionalità. Del resto a Lugano sta confermando le sue qualità. 

Per Jemmi, attuale tecnico granata, non era facile ereditare la panchina di Jacobacci. 
Aveva una grande responsabilità, per lui si trattava di una sfida davvero molto stimolante, oltretutto lui è sempre rimasto a Bellinzona e conosce molto bene l’ambiente granata. Ha saputo immedesimarsi bene nel suo ruolo, un valido tecnico con il quale abbiamo ottenuto dei buoni risultati. 

Torniamo alla rinnovo del contratto, non sono stati solo i dirigenti dell’ACB a dare la giusta sterzata, ma anche e soprattutto la sua famiglia. 
Come detto prima, volevo smettere, ma l’interruzione del campionato a causa del virus ha cambiato tutto, non potevo lasciare la mia opera a… metà strada. Poi ho parlato con mia moglie Lucia e lei ha sostenuto l’idea di restare nella Capitale. Non potevo escluderla da una decisione così importante.

L’eredità calcistica è assicurata con suo figlio… 
A Benjamin non voglio imporre nulla, se vorrà fare il calciatore bene, ho l’impressione che voglia fare il portiere, vedremo. Per il resto gli lascio campo libero, gli lascerò praticare lo sport che vuole. 

Qual è il gol che ricorda con maggiore piacere?
Quando il Bellinzona militava nella massima divisione, ad Aarau, lo stadio era pieno in ogni ordine di posto. Abbiamo vinto 1-0 contro una squadra che poi sarebbe salita in Super League. Noi eravamo secondi a 5 punti proprio dagli argoviesi. Raso mi fornì un bellissimo passaggio ed io, dopo essermi subito girato, ho calciato da 25 metri e non ha lasciato scampo al portiere. 

Il Lugano non le ha mai offerto un contratto? 
Dal club bianconero non mi è mai arrivato nulla. E anche se l’ avessi ricevuta, pur con tutto il rispetto che porto per la società del Ceresio, penso che non l’avrei considerata, a Bellinzona sto troppo bene, Bellinzona è casa mia.

Il calciatore a cui si è ispirato?
Quando ero bambino il mio idolo era Batistuta, poi è arrivato Messi, un giocatore fantastico. Maradona è stato grande ma Leo è unico, in tutti i sensi. 

Da poco avete iniziato gli allenamenti per la nuova stagione che inizierà a metà agosto. Obiettivo promozione? 
Faremo di tutto per salire di categoria, l’ACB se lo merita ma non dobbiamo metterci troppa pressione addosso. Sono convinto che abbiamo le carte in regola per far bene. Facciamo un passo alla volta, poi a dicembre vedremo in quale posizione saremo. 

Due parole su Pablo Bentancur…
Un personaggio importante, uno che conosce bene il calcio, una persona davvero in gamba, lo conosco personalmente. Ha le sue idee, ha dato il suo contributo e la sua esperienza potrà servirci per l’immediato futuro. Con lui c’è davvero una grande intesa.

In qualità di capitano cosa si sente di promettere ai tifosi granata? 
Prometto che tutta la squadra lotterà sempre con grande impegno, sperando che i fans ci seguano sempre per sostenerci in ogni fase del campionato, come del resto hanno sempre fare negli ultimi anni.

G.M.

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