Il Mattino lo aveva annunciato già due settimane fa. E lo ha ripetuto la scorsa domenica. Sabato sera (27 giugno) sono in effetti giunte le prime segnalazioni. Tra il Quotidiano ed il Telegiornale, quindi nella fascia di massimo ascolto, sulla RSI LA1 è andata in onda una pubblicità dei supermercati italiani Bennet.
Quindi la TV di Stato, non contenta di incassare 260 milioni di Fr all’anno dal canone più caro d’Europa che tutti sono costretti a pagare (anche chi non ha una televisione né una radio, anche chi è cieco o sordo), e lo sborsano pure le aziende, arrotonda le già stratosferiche entrate pubbliche con réclame di supermercati del Belpaese.
Abbiamo dunque un’emittente finanziata con denaro pubblico svizzero che fa propaganda alla spesa in Italia, ovvero che sostiene l’economia del Belpaese. Ulteriore aggravante: questo accade proprio quando in Ticino sia l’ente pubblico che le associazioni economiche esortano a sostenere i commerci locali, duramente colpiti dalle conseguenze del coronavirus. Lo abbiamo ormai sentito in tutte le salse: a causa dello stramaledetto virus cinese, ci aspetta la più grande crisi economica del Dopoguerra. Del che, evidentemente, ai piani alti della RSI poco importa: tanto lì hanno il lauto stipendio garantito a vita con i soldi del canone. Naturalmente l’inutile e stra-lottizzata CORSI non ha nulla da dire al proposito. Nemmeno la solita partitocrazia PLR-PPD-PS più Verdi. Le uniche proteste arrivano dalla “destra”.
Dopo il “No Billag”…
E’ un dato di fatto che, dopo la votazione sulla “criminale” iniziativa No Billag, la RSI è ulteriormente degenerata. La propaganda politica di sinistra (pro-UE, pro libera circolazione delle persone, pro-frontiere spalancate, promigrazione, pro-isterismo climatico, pro-multikulti, pro-manifestazioni del cosiddetto “Black lives matter”, e naturalmente sempre contro gli odiati sovranisti) viene senza remore spacciata per servizio pubblico. E la campagna politica contro l’iniziativa “Per la limitazione”, su cui voteremo il 27 settembre, a Comano è iniziata da tempo.
Gli annunciati risparmi, come pure le promesse di emendarsi dalla faziosità di $inistra, che venivano ripetute come un mantra prima della votazione No Billag (“bocciate l’iniziativa così potremo cambiare”), sono cadute nel dimenticatoio la sera stessa della votazione. Con la nuova direzione, la situazione potrebbe pure peggiorare. Ed