Svizzera, 01 settembre 2020
Fatturava milioni quando era in vacanza o in malattia, medico condannato e espulso per truffa alle casse malati
Il Tribunale penale dell'Est vaudois ha condannato lunedì un medico francese di origine siriana residente a Vevey (Vaud) a tre anni di carcere, la metà dei quali da scontare per aver truffato milioni di franchi alle casse malati. L'uomo, che operava quale medico di medicina generale, era attivo a Ginevra e a Montreux. Tra il 2013 e il 2016 aveva fatturato indebitamente quasi 3 milioni di franchi alle assicurazioni malattia.
Il medico, di 55 anni, è stato giudicato colpevole di frode professionale, falsificazione di titoli e falsificazione di certificati medici. Dopo aver scontato la pena detentiva, l'uomo verrà inoltre espulso dalla Svizzera per cinque anni, come richiesto dalla procura dovrà pagare allo Stato un risarcimento pari a 200'000 franchi.
La corte era convinta che l'imputato avesse più volte "volontariamente approfittato di Tarmaid (il sistema di fatturazione usato dai medici svizzeri) per fatturare i servizi senza effettivamente eseguirli" con "perfetta astuzia", ciò che gli ha permesso,

nel corso degli anni, di acquisire ben tre abitazioni. La sua colpa è stata giudicata "pesante", la sua "consapevolezza pari a zero" e i rischi di una recidiva significativa.
Il 55enne, che si era laureato in Siria nel 1988, aveva fatturato oltre il loro valore, ma soprattutto aveva fatturato servizi fittizi o servizi che non gli era permesso di eseguire. E questo anche quando lui stesso era in malattia.
In un'occasione il truffatore aveva fatturato all'assicurazione malati 5600 ore nel 2014 e 5706 ore nel 2015, quasi il triplo di un normale lavoro a tempo pieno.
Nel 2014, mentre era in vacanza alle isole Mauritius, il medico aveva fatturato più di 34 ore di consulenza per quasi 9200 franchi. In undici occasioni, ha anche fatturato più di 24 ore di consulenza per un solo giorno.
Infine, il 55enne aveva l'abitudine di “dimenticarsi” di inviare ai suoi pazienti una copia delle fatture. A scoprire e a denunciare l'accaduto è stata un'impiegata del medico.