Ticino, 05 settembre 2020

"Gli industriali ticinesi stanno con i frontalieri", l'evocativo titolo del portale italiano

Spesso i media quando trattano un argomento, specie se locale, evitano di essere troppo giudicanti e lapidari, specie su taluni argomenti e sopprattutto sotto periodo di elezioni o votazioni come quello attuale. Se ciò è anche comprensibile per una necessità di essere (o apparire) obiettivi e imparziali, altre volte questo è dettato dal bisogno, molto meno giustificabile, di coprire degli interessi particolari, magari legati a doppio filo alla testa o al media in questione.


Diventa quindi utile e interessante, se se ne ha l'occasione, di vedere cosa dicono all'estero di un determinato tema, in quanto i media esteri subiscono molto meno la pressione di sembrare equidistanti quando parlano di un argomento più o meno lontano e allo stesso tempo le persone e i gruppi di interesse che controllano i media in Svizzera all'estero hanno poca, se non nessuna, influenza sulle testate estere.

Ed è probabilmente per questo che il portale comasco "La Provincia di Como" non si è fatta remore a pubblicare un articolo intitolato "Libera circolazione, gli industriali ticinesi stanno con i frontalieri" in cui si sostiene che gli industriali del canton Ticino sarebbero "alleati" dei frontalieri italiani. Il motivo è che Aiti, l'associazione che rappresenta l'industria ticinese, recentemente si è espressa contro l'abolizione della libera
circolazione, oggetto in votazione il prossimo 27 settembre.

"I frontalieri hanno un alleato in più in vista della consultazione federale del prossimo 27 settembre, che di fatto rappresenta un tagliando importante forse decisivo sul gradimento dei nostri lavoratori e dell’Europa da parte dell’elettorato svizzero" scrive il sito italiano, probabilmente ignaro che l'attaccamento di Aiti ai lavoratori frontalieri non è recente come vuole far sembrare e che la sua posizione sulla libera circolazione, per quanto ci risulta, è la medesima da sempre.

"L’influente Associazione delle industrie ticinesi, nelle ultime ore, ha formalizzato il “no” fermo alla proposta di scissione (?) dall’Europa targata Udc e già ribattezzata da qualche osservatore con l’appellativo di Swissexit, sull’onda emotiva (?) della Brexit" conclude l'articolo della Provincia di Como, facendo forse un pò di confusione sull'oggetto in votazione (la denuncia dell'accordo di libera circolazione non è esattamente una "scissione dall'Europa" e, per quanto abbiamo capito, la Svizzera continuerà ad essere fisicamente parte del continente europeo anche dopo il 27 settembre qual che sia il responso delle urne) e dimostrando una sensibilità forse un pò eccessiva per una votazione avvenuta quattro anni fa oltremanica.

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