Svizzera, 01 ottobre 2020

Voleva aprire ditta ma dovrà prima restituire più di 260'000 franchi all’assistenza

Dopo più di nove anni di assistenza sperava di iniziare un’attività indipendente grazie a un anticipo di eredità versatogli dal padre. Invece quei soldi finiranno in gran parte allo Stato. A nulla sono valse le rimostranze dell’uomo, il cui ricorso presentato dagli avvocati Andrea Lenzin e Khouloud Ramella Matta Nassif è stato respinto dal Tribunale federale con sentenza pubblicata in questi giorni.
 
L’uomo, 55enne, era in assistenza dal gennaio 2010. L’anno scorso, in giugno, suo padre gli ha versato 320'000 franchi a titolo di anticipo ereditario, con lo scopo di aiutarlo ad iniziare un’attività indipendente. Ma una volta venuto a sapere dell’eredità l’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento del Cantone Ticino (USSI) gli ha comunicato che non avrebbe potuto disporre della totalità di quell’importo. Egli avrebbe
infatti dovuto dapprima saldare il debito contratto con il Cantone negli oltre nove anni passati in assistenza. In totale gli veniva quindi chiesto di rimborsare oltre 260'000 franchi.
 
Egli si è opposto presentando un ricorso al Tribunale delle assicurazioni. Ha cercato di spiegare che grazie a quell’eredità avrebbe potuto riconquistare una propria attività reddituale ed economica. Ma la Corte cantonale ha confermato la domanda di rimborso. Egli si è quindi rivolto al Tribunale federale. Ma anche in questa sede è stato confermato che l’USSI ha il diritto di chiedere il rimborso delle prestazioni assistenziali. I giudici di Losanna hanno inoltre osservato che l’avvio di un’attività non avrebbe per forza garantito l’indipendenza economica del 55enne. Il suo ricorso è dunque stato respinto. Egli, oltre a dover restituire più di 260’000 franchi, deve ora pagare anche le spese giudiziarie di 8'000 franchi.

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