Perché quello è l’unico e imprescindibile obiettivo degli zurighesi, finiti in Challenge League nella primavera del 2019. “Il Grasshopper è la Juventus del calcio svizzero per i titoli conquistati e per il prestigio. E allora è nostro dovere riportarlo là dove deve stare, nell’elite del calcio nazionale. Quando sono tornato dall’esperienza di Sciaffusa avevo in mente due obiettivi: la mia crescita personale e la promozione!”
Eppure Giotto, ragazzo sensibile e di buone maniere, non è soddisfatto al cento del cento della sua attuale stagione: “Potrei fare molto di più: certo ho trovato la costanza di rendimento, sono partito titolare in dodici delle tredici partite disputate ma ho segnato poche reti in proporzione alle occasioni che mi sono creato. Dovrò lavorare parecchio per migliorarmi in questo specifico aspetto”.
Morandi, comunque, ha già fatto parlare di sé. Eccome. Nella prima partita di Challenge League ha letteralmente incantato la platea con una rete d’antologia ed un prezioso assist. “Contro il Winterthur, mi ricordo…”, dice con un filo di modestia. Ma non solo: anche
in altre occasioni ha regalato perle del suo repertorio, che ne fa, a parer nostro, il miglior talento del calcio ticinese in circolazione. Fra l’altro: la sua posizione sul campo è sempre oggetto di dibattito. Trequartista, punta o regista? “Mi sento un numero 10.
Mi piace dettare il gioco, imporlo ai miei avversari. In questo momento tuttavia non mi faccio tanti problemi e mi adatto alle disposizioni del nostro allenatore. Che fra l’altro recentemente ha detto che nel calcio moderno e con la regola delle cinque sostituzioni è difficile per i giocatori offensivi restare in campo per tutta la durata di un match”.
E per restare in tema gli chiediamo a quale giocatore si ispira:“Non vorrei essere irriverente ma se proprio c’è qualcuno a cui vorrei assomigliare, beh, non ho dubbi: al centrocampista del Manchester City e della nazionale belga De Bruyne…”.
Tornando al campionato: la sconfitta di Thun vi ha tolto qualche certezza…“Diciamo che ci ha fatto capire che questo torneo è tutt’altro che scontato. Tutti dicevano che eravamo già promossi. Assurdo. Non solo mancano ancora tante partite alla fine ma i nostri avversari stanno gradatamente prendendo fiducia dopo un avvio tribolato. Mi riferisco al Thun che dopo poche gare era sul fondo…”
I
n più le cavallette hanno una delle rose più giovani di Challenge League. Un problema? “Diciamo che l’esperienza fa molto in competizioni come queste. Quindi ci può stare che la squadra abbia ancora degli alti e bassi. Ma sono fiducioso: abbiamo un organico di prim’ordine e il nostro coach (il portoghese Joao Carlos Pereira, ndr) conosce benissimo le insidie della categoria e non si farà certamente trovare impreparato”.
M.A.
E per restare in tema gli chiediamo a quale giocatore si ispira:“Non vorrei essere irriverente ma se proprio c’è qualcuno a cui vorrei assomigliare, beh, non ho dubbi: al centrocampista del Manchester City e della nazionale belga De Bruyne…”.
Tornando al campionato: la sconfitta di Thun vi ha tolto qualche certezza…“Diciamo che ci ha fatto capire che questo torneo è tutt’altro che scontato. Tutti dicevano che eravamo già promossi. Assurdo. Non solo mancano ancora tante partite alla fine ma i nostri avversari stanno gradatamente prendendo fiducia dopo un avvio tribolato. Mi riferisco al Thun che dopo poche gare era sul fondo…”
I
n più le cavallette hanno una delle rose più giovani di Challenge League. Un problema? “Diciamo che l’esperienza fa molto in competizioni come queste. Quindi ci può stare che la squadra abbia ancora degli alti e bassi. Ma sono fiducioso: abbiamo un organico di prim’ordine e il nostro coach (il portoghese Joao Carlos Pereira, ndr) conosce benissimo le insidie della categoria e non si farà certamente trovare impreparato”.
M.A.