Svizzera, 11 marzo 2021

Frontalieri che aumentano durante la pandemia, "nessun rischio per la coesione sociale?"

Dopo aver annunciato che in canton Ticino sono stati persi 10'000 posti di lavoro a causa della pandemia di coronavirus, ieri l’Ufficio federale di statistica (UST) ha rivisto le proprie cifre sui posti di lavoro persi in Ticino a seguito della pandemia di coronavirus, che sarebbero non più 10'000 ma 4200.

Un “miglioramento” che per il Consigliere nazionale Lorenzo Quadri però non sarebbe motivo per cui rallegrarsi perché, come si legge in una sua interpellanza inoltrata oggi al Consiglio federale, “è chiaro che si tratta solo dell’inizio dell’ecatombe. Varie attività economiche sono tenute in vita artificialmente dagli aiuti statali: una volta esauriti, inizieranno i fallimenti a catena”.

“Contemporaneamente – continua l’esponente della Lega - “cresce ancora il numero dei frontalieri, che in Ticino ha infranto l’ennesimo record raggiungendo la cifra di 70'115 (stato: fine 2020) di cui 46mila attivi nel settore terziario, dove non c’è
alcuna carenza di manodopera residente (anzi). Ovviamente le cifre ufficiali non contemplano, per loro natura, i numerosi frontalieri ‘in nero’. Migliaia di posti di lavoro spariti ma frontalieri in continuo aumento è ovvio che questa situazione non è sostenibile. Altrettanto ovvio è che la causa va ricercata nella libera circolazione delle persone senza limiti”.

Per questo Quadri ha posto diverse domande al Consiglio federale riguardo la situazione del mercato del lavoro ticinese, prima di tutto se il governo ritiene sostenibile il fatto che i frontalieri aumentino mentre diminuiscono i posti di lavoro e, più in generale, se questa situazione difficile combinata con la pandemia non mini la coesione sociale e nazionale. Infine Quadri propone al Consiglio federale di prendere in considerazione una moratoria sul rilascio di permessi G o ancora di prendere esempio dalla Gran Bretagna che è riuscita a mantenere l’accesso al mercato europeo senza dover sottostare alla libera circolazione delle persone.

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