Con la fine anticipata della stagione bianconera (vedi eliminazione ad opera del piccolo grande Rappi) si è chiusa anche l’esperienza del tecnico canadese, che per altro non ha mai fatto l’unanimità fra i tifosi e la dirigenza stessa. Conclusa malamente la serie, la società ha comunicato che nel volgere di dieci giorni avrebbe fatto sapere le proprie decisioni sul futuro della rosa e sul nome dell’allenatore. Ma alcuni giorni fa ecco che Klaus Zaugg sul sito watson.ch ha scritto che McSorley avrebbe firmato un contratto triennale con l’HCL, per altro sottoscritto già tre mesi fa (come del resto ha confermato un giocatore dell’attuale rosa ad un nostro collega). Insomma: un segreto di Pulcinella. Il giornalista bernese, che conosce vita e miracoli dell’hockey svizzero ed internazionale, è sicuro che con l’ingaggio di McSorley abbia comunque fatto la scelta giusta. Lo abbiamo sentito nei giorni scorsi.
Klaus Zaugg: McSorley a Lugano la convince?
Nel corso dell’ultimo decennio spesso mi sono trovato in disaccordo sulle scelte di questo club. Stavolta però esprimo un giudizio globalmente positivo. Le dico che sono ottimista. L’HCL aveva bisogno di un cambiamento radicale di strategia e in questo momento. Chris è l’unico che può garantirglielo. Certo, ci sarebbero state soluzioni estere ma la società non poteva ripetere l’errore fatto con Kapanen. Basta con le avventure! Mc Sorley conosce profondamente il nostro hockey, è il tecnico che di gran lunga “palleggia” meglio i dossier dei giocatori ed ha conoscenze internazionali come pochi. Dunque sono convinto che Hnat Domenichelli abbia fatto la scelta giusta, una scelta per altro mirata la sua. Per il DS, Mc Sorley era il primo della lista.
McSorley e Domenichelli assieme: sono compatibili?
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Se qualcuno pensa che Hnat sia un ostacolo per il nuovo arrivato, beh, si sbaglia di grosso. Mc Sorley a Lugano vuol fare solo l’allenatore. Certo i due si parleranno su i temi più importanti. Come il mercato, per esempio. Ma l’ex ginevrino, da informazioni in nostro possesso, vuole occuparsi soltanto della squadra. Di formarla a sua immagine, di costruire una macchina competitiva in grado di lottare per il titolo. A Ginevra negli ultimi anni non voleva più svolgere il doppio ruolo di coach e direttore tecnico. Con Domenichelli formerà una coppia affidabile. Non dimentichiamo cheentrambi hanno la mentalità
nordamericana.
Mc Sorley ha allenato per quasi 20 anni il Ginevra. Come Del Curto a Davos.
So dove vuole parare…Non ci sono affinità fra i due grandi coach. Del Curto nell’ultima anno in terra grigionese ha dovuto confrontarsi con una brutta bestia, lo stress. Quando andò a Zurigo era letteralmente scoppiato. Mc Sorley invece vive l’hockey in modo più sereno anche se è terribilmente concentrato e non perde di vista il minimo dettaglio.
Che cosa porterà McSorley al Lugano?
Ha una grande cultura del lavoro. È esigente con gli altri ma soprattutto con sé stesso. Un club come quello bianconero non può permettersi di restare troppo a lungo senza un titolo. È dal 2006 che non lo vince. La dirigenza gli affida le chiavi del regno sperando che dia una scossa a tutto l’ambiente.
Che hockey vedremo?
Grande rigore difensivo, aggressività e pure una sana cattiveria. Negli ultimi anni soltanto Greg Ireland ha saputo far bene proprio perché ha privilegiato questi aspetti. Fra l’altro con una rosa che non era certamente stellare.
A Lugano parte un altro progetto. L’ennesimo, vien voglia di dire.
L’ultimo vero progetto è stato quello di Patrick Fischer. Buone idee, tanta convinzione e tanta sicurezza. Ma al commissario tecnico della nostra nazionale mancava un aspetto fondamentale: l’esperienza. Alla fine venne sostituito. Con McSorley l’esperienza e il feeling con i vertici del campionato non mancherà.
M.A.
Mc Sorley ha allenato per quasi 20 anni il Ginevra. Come Del Curto a Davos.
So dove vuole parare…Non ci sono affinità fra i due grandi coach. Del Curto nell’ultima anno in terra grigionese ha dovuto confrontarsi con una brutta bestia, lo stress. Quando andò a Zurigo era letteralmente scoppiato. Mc Sorley invece vive l’hockey in modo più sereno anche se è terribilmente concentrato e non perde di vista il minimo dettaglio.
Che cosa porterà McSorley al Lugano?
Ha una grande cultura del lavoro. È esigente con gli altri ma soprattutto con sé stesso. Un club come quello bianconero non può permettersi di restare troppo a lungo senza un titolo. È dal 2006 che non lo vince. La dirigenza gli affida le chiavi del regno sperando che dia una scossa a tutto l’ambiente.
Che hockey vedremo?
Grande rigore difensivo, aggressività e pure una sana cattiveria. Negli ultimi anni soltanto Greg Ireland ha saputo far bene proprio perché ha privilegiato questi aspetti. Fra l’altro con una rosa che non era certamente stellare.
A Lugano parte un altro progetto. L’ennesimo, vien voglia di dire.
L’ultimo vero progetto è stato quello di Patrick Fischer. Buone idee, tanta convinzione e tanta sicurezza. Ma al commissario tecnico della nostra nazionale mancava un aspetto fondamentale: l’esperienza. Alla fine venne sostituito. Con McSorley l’esperienza e il feeling con i vertici del campionato non mancherà.
M.A.
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