Svizzera, 21 maggio 2021
Sommaruga voleva rimpatriare una jihadista, ma il Consiglio federale gli dice no
Il Consiglio federale boccia la richiesta del consigliere agli Stati Carlo Sommaruga (PS) di consentire il rimpatrio dalla Siria di una combattente jihadista cui è stato revocato il passaporto elvetico. “La protezione e la sicurezza della popolazione svizzera – si legge nella risposta all’interpellanza di Sommaruga – hanno la precedenza sugli interessi individuali”.
Sommaruga chiedeva di consentire il rimpatrio delle “spose dell’ISIS” partendo dal caso di una donna con passaporto svizzero e francese che nel 2016 era partita da Ginevra con le figlie per andare a combattere con l’ISIS, dove ha poi sposato un combattente jihadista.
Nel gennaio 2020 la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) aveva preso la rarissima decisione di revocare il passaporto svizzero alla donna, considerandola un pericolo per la sicurezza nazionale.
Il consigliere agli Stati socialista però ha continuato a battersi affinché la donna e le due figlie potessero tornare in
Svizzera. “La Commissaria per i diritti umani presso il Consiglio d'Europa – ha scritto Sommaruga nella sua interpellanza - ha esortato gli Stati membri, tra cui la Svizzera, ad adottare tutte le misure necessarie per rimpatriare d'urgenza i loro cittadini minorenni che vivono nel campo di Al-Hol e a prevedere anche il rimpatrio delle rispettive madri, in virtù del principio dell'interesse superiore del minore sancito dalla Convenzione dell'ONU sui diritti del fanciullo”.
Ma il Consiglio federale non segue le argomentazioni di Sommaruga. Nella sua risposta, il governo afferma che un rimpatrio delle due figlie minorenni potrebbe essere preso in considerazione nell’interesse di queste ultime. Per quanto riguarda la madre, invece, non se ne parla.
“Esempi concreti di altri Paesi mostrano che è possibile rimpatriare minori nei loro Paesi di origine senza i genitori – conclude il Consiglio federale - ma con il consenso della madre o per ragioni umanitarie”.