“Siamo nelle condizioni psicologiche migliori – ci racconta il presidente degli Starwings Pascal Donati –Sappiamo che non siamo favoriti ma in fondo questo è secondario. Il fatto di essere arrivati sin qui significa che siamo cresciuti e che le nostre scelte si sono rivelate azzeccate ”.
Pascal Donati, funzionario dello stato originario di Astano, ha preso in mano le redini del club ad inizio 2020 in pieno coronavirus. “Un momento difficile, che ci ha creato non pochi problemi. Ma non ci siamo certo fermati”. Nei giorni scorsi lo abbiamo intervistato per capire cosa sta dietro al miracolo Starwings, unica compagine svizzero tedesco di un certo spessore che “sogna in grande consapevole di essere piccola“. Presidente dixit.
Signor Donati: la Svizzera tedesca finalmente mette la testa fuori dal guscio.
Confesso che non mi aspettavo di arrivare in finale. In primo luogo perché siamo una delle società con il budget piu basso. Non arriviamo a 400 mila franchi, meno della metà di quanto spendono club come l' Union Neuchâtel che abbiamo eliminato in semifinale. Siamo una realtà minuscola ma combattiva: siamo un club con grandi e sani valori sportivi, che punta sulla formazione dei giovani. Alla fine certe scelte si rivelano paganti. È vero : probabilmente Ginevra e Union pensavano di fare una passeggiata contro di noi e in fondo sapevamo che sarebbe stata dura affrontarli. Ma alla fine noi abbiamo messo in campo una cattiveria, un cuore ed una applicazione tattica di qualità tanto che gli avversari non ci hanno piu capito nulla. Se posso fare un paragone: siamo stati il Rapperswil del basket (ride ndr).
Non solo Romandia e Ticino, insomma.
Abbiamo un movimento comunque molto attivo e vivace.In particolare
a Basilea e dintorni, dove ci sono diverse scuole di basket. Nella Svizzera tedesca mancano però altre società come la nostra. La crescita rischia di essere limitata ad un solo bacino. Fra l' altro da noi la pallacanestro è uno sport di tradizione. Noi siamo presenti sin dagli albori del movimento svizzero.
Il basket nella Svizzera tedesca soffre la concorrenza della pallamano.
Il basket nella Svizzera tedesca soffre la concorrenza della pallamano.
Diciamo che a Basilea non è facile fare sport, visto e considerato che il FC Basilea domina in un lungo e in largo e i giovani sono soprattutto attratti dal calcio. Ma non ci fermiamo di fronte alle difficoltà: andiamo avanti, un un passo alla volta, senza fare voli pindarici. La nostra realtà è questa.
Eppure dietro a voi c'è la Novartis.
Che ringrazio moltissimo. Il loro partenariato per noi è vitale. Tuttavia non si possono fare paragoni fra il sostegno che questa grande multinazionale farmaceutica fornisce al nostro sport e a quello che elargisce al calcio locale, per esempio...
La vostra è una squadra di semi professionisti.
Diciamo che il nostro budget non ci permette di avere una rosa di giocatori disponibili al cento per cento, anche se le posso dire che la stragrande maggioranza dei nostri ragazzi dopo il lavoro si presenta in palestra. Insieme agli stranieri si allenano con grande dedizione e impegno. Siamo un vero gruppo. L' ambiente poi è fantastico. Questo è il nostro segreto.
Parliamo della prima squadra: quali sono i punti di forza?
In primo luogo la forza del collettivo. Se tiriamo in ballo, invece, le individualità allora citerei l' americano Deondree Burns, uno dei migliori realizzatori della regular season con una media di 21 punti a partita. Oppure il nostro pivot Cheikh Sane, con 10 rimbalzi a gara. Ma non solo: sinora nei playoffs la guardia Vid Milenkovic è stato uno dei migliori. Ricordo infine che nella statistiche dei giocatori formati in Svizzera, nella classifica riguardante gli assist il nostro Branislav Kostic è terzo. Non male, no?
Presidente: se le rammentiamo infine i nomi Birsfelden e Federale lei cosa ricorda?
Ero un ragazzo allora, e il basket mi interessava già. Mi ricordo perfettamente la grande vittoria del Birsfelden nella finalissima di Coppa Svizzera contro la squadra di Sergio Dell'Acqua, giocatore simbolo dei ticinesi. Nel 1969, tantissimi anni fa. Basket d' altri tempi.
A.M.
Eppure dietro a voi c'è la Novartis.
Che ringrazio moltissimo. Il loro partenariato per noi è vitale. Tuttavia non si possono fare paragoni fra il sostegno che questa grande multinazionale farmaceutica fornisce al nostro sport e a quello che elargisce al calcio locale, per esempio...
La vostra è una squadra di semi professionisti.
Diciamo che il nostro budget non ci permette di avere una rosa di giocatori disponibili al cento per cento, anche se le posso dire che la stragrande maggioranza dei nostri ragazzi dopo il lavoro si presenta in palestra. Insieme agli stranieri si allenano con grande dedizione e impegno. Siamo un vero gruppo. L' ambiente poi è fantastico. Questo è il nostro segreto.
Parliamo della prima squadra: quali sono i punti di forza?
In primo luogo la forza del collettivo. Se tiriamo in ballo, invece, le individualità allora citerei l' americano Deondree Burns, uno dei migliori realizzatori della regular season con una media di 21 punti a partita. Oppure il nostro pivot Cheikh Sane, con 10 rimbalzi a gara. Ma non solo: sinora nei playoffs la guardia Vid Milenkovic è stato uno dei migliori. Ricordo infine che nella statistiche dei giocatori formati in Svizzera, nella classifica riguardante gli assist il nostro Branislav Kostic è terzo. Non male, no?
Presidente: se le rammentiamo infine i nomi Birsfelden e Federale lei cosa ricorda?
Ero un ragazzo allora, e il basket mi interessava già. Mi ricordo perfettamente la grande vittoria del Birsfelden nella finalissima di Coppa Svizzera contro la squadra di Sergio Dell'Acqua, giocatore simbolo dei ticinesi. Nel 1969, tantissimi anni fa. Basket d' altri tempi.
A.M.