Sport, 07 novembre 2021

“La nazionale uruguaiana? Solo un sogno, purtroppo”

Chiacchierata con Jonathan Sabbatini alla vigilia di Losanna-Lugano (oggi ore 16.30)

LUGANO - Jonathan Sabbatini, capitano di lungo corso, gioca nel Lugano dal 2012. La prossima stagione, se gli rinnoveranno il contratto, sarà la decima. Una vita, per un calciatore che nel 2008 lasciò l’Uruguay per l’Italia, terra dei suoi antenati. 
Mio nonno emigrò in Uruguay negli Anni Cinquanta. Come tantissima gente. Il Sudamerica era uno dei continenti preferiti, soprattutto per chi voleva lavorare la terra. Si sistemò a Paysandu, nel nord ovest del Paese. Fu proprio lì, in quel lembo di terra, che io crebbi… 


Poi ecco il futbol, come si dice da quelle parti. 
Nelle file della squadra della mia città, il Paysandu. Sin da ragazzino il calcio mi affascinò e i miei genitori mi incentivarono a praticarlo. Avevo delle qualità, mi dicevano gli allenatori. Volevo però trovare una sistemazione migliore e allora mi trasferii nel Liverpool di Montevideo. Arrivare nella Capitale sembrava un sogno. 


In Uruguay il derby per eccellenza è Nacional-Penarol, un po’ come River Plate-Boca Juniors in Argentina. 
Esatto. È la partita. Ho sempre tifato Nacional e mi sarebbe piaciuto giocare per il club di Montevideo. Chissà, magari un giorno…( ride). Ma invece di fermarmi nella capitale, approdai nel calcio italiano. In C1 con il Lanciano prima, in C2 con il Chieti. Poi mi scovò Angelo Renzetti e mi portò a Lugano. La svolta!


Già, il presidente…
Devo molto a Renzetti. Mi ha portato a Lugano quando ero uno sconosciuto e mi ha sempre dato fiducia, anche quando agli inizi ho avuto qualche alto e basso di troppo.


Lugano, ormai, è casa sua.
Certo.
Qui sono diventato un vero calciatore, ho costruito la mia carriera e qui sono nati anche i miei due figli. Mi trovo benissimo.


Resterà anche a fine carriera?
In questo momento non penso al futuro. Penso solo alla partita contro il Losanna che, detto per inciso, non sarà una passeggiata. Comunque non mi vedo vivere nuovamente in Uruguay, almeno per il momento. Oltretutto sto costruendo una casa a Canobbio. Ma Paysandu è sempre nei miei pensieri, magari ci andrò da vecchio. 


Eppure la scorsa estate lei è stato messo in discussione a Lugano.
Thiago Souza non voleva tenermi e allora si interessò il Lucerna. Ma io volevo restare. Con Renzetti non ci sarebbero mai stati problemi. Poi quando la cordata italo-brasiliana se n’è andata, i nuovi dirigenti americani hanno deciso di tenermi. 


Torniamo all’Uruguay. Ci ha mai pensato alla Nazionale? 
Premetto che da giovane sono stato selezionato tre volte nella nazionale under 17. Poi sono andato in Europa e sono uscito dal giro. Ma le confesso che durante la nostra prima partecipazione in Europa League ho pensato che i responsabili della nazionale maggiore mi chiamassero In quel momento nel mio ruolo l’Uruguay non aveva grandi opzioni. E io ero in gran forma. Poi il sogno svanì. Certo, giocare con la mitica maglia celeste mi sarebbe piaciuto”. 


L’Uruguay non sta andando troppo bene nelle eliminatorie. 
Resto fiducioso, perchè le qualificazioni sudamericane sono come la Super League: vinci due partite e sei nelle prime posizioni, ne perdi due e sei sotto la riga. Non sono preoccupato.

M.A

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