Svizzera, 28 aprile 2022
Madre condannata per aver rifiutato di curare la figlia epilettica
Il tribunale penale di Lucerna ha condannato martedì una donna di 49 anni a due anni di carcere per sequestro di persona e per aver causato gravi danni fisici alla figlia. Per anni, l'imputata si era opposta a ogni trattamento medico per l'epilessia di sua figlia. Questa sua decisione ha avuto conseguenze durature sulla salute della ragazza oggi 19enne.
Tutto è iniziato una mattina d'autunno del 2015. La ragazzina di 12 anni ha avuto una crisi epilettica mentre era sdraiata sul pavimento del bagno, la sua bocca ha cominciato a sanguinare e ha iniziato ad avere degli spasmi, soprattutto alla testa. Ricoverata, l'ospedale pediatrico di Lucerna le ha allora diagnosticato una forma di epilessia.
Sua madre ha rifiutato i farmaci e ha deciso di trattare sua figlia con una dieta chetogenica (quindi povera di zuccheri e carboidrati). Nel gennaio 2016, la ragazza era stata nuovamente ricoverata in ospedale altre due volte a causa di convulsioni. I medici avevano constatato che la dieta non ha avuto alcun effetto sul controllo delle crisi. L'ospedale cantonale di Lucerna ha quindi segnalato un pericolo all'autorità di protezione dei bambini e degli adulti (Kesb, l'equivalente dell'ARP ticinese), poiché la madre aveva "rifiutato la somministrazione precedentemente concordata di farmaci di emergenza" durante una nuova crisi, spiega la sentenza citata dai media svizzerotedeschi.
La bambina è stata
quindi posta sotto tutela. In seguito, l'accusata aveva sostenuto per diversi mesi davanti al curatore e a un medico che sua figlia stava molto bene.
Nell'estate del 2017, l'imputata e sua figlia sono andate a trovare un parente negli Stati Uniti. Quando la madre rifiutò di nuovo di somministrare i farmarci alla figlia durante una crisi, il parente la segnalò alle autorità locali per la protezione dei bambini. La madre è poi fuggita in Gran Bretagna con sua figlia.
La ragazza è stata infine ricoverata in ospedale e curata. Ma troppo tardi... Verso la fine del 2018, quando è tornata in Svizzera, alla bambina è stato diagnosticato "un livello generale di performance cognitiva inferiore alla media con disfunzioni neuropsicologiche". Una conseguenza della sua epilessia non trattata.
Per la corte, la madre ha contribuito con le sue azioni a "mettere considerevolmente in pericolo la salute di sua figlia". Secondo la perizia di un medico, "si deve presumere che molto probabilmente non avrebbe subito tali danni, o almeno non nella misura in cui li ha oggi, se avesse preso i farmaci raccomandati dal medico".
Oltre alla pena di due anni di prigione sospesa, la donna dovrà pagare un risarcimento per i danni morali alla figlia e coprire le spese processuali. La sentenza non è tuttavia ancora definitiva in quanto la madre ha presentato ricorso.